Pronto un discorso con due finali Poi il ministro sceglie: si va avanti

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Ma poi, ipotizzando le due bozze, hanno deciso che ne bastava uno. La rivendicazione del lavoro svolto e la correttezza del suo comportamento nel «caso Ligresti» andavano bene in entrambi i casi, così come le linee programmatiche sul molto che resta da fare, nonché la denuncia di qualche strumentalizzazione. Doveva cambiare solo il finale. «Andiamo avanti», oppure «arrivederci, continuerà un altro». E ieri sera il discorso del premier Letta ai deputati del Pd l’ha convinta a optare per la prima soluzione: «Si va avanti».
Conclusione a parte, la sostanza è rimasta la stessa. Ed è ancora una volta un’autodifesa convinta, sulla falsariga di quella già pronunciata in Parlamento due settimane fa. «Non ho nulla di cui fare ammenda», ripete il ministro. La decisione se rimanere o andarsene è diventata una questione politica gestita del principale partito di sostegno al governo, il Pd, di cui lei non fa parte. Tocca a quel gruppo parlamentare, con le sue scelte e valutate le richieste del presidente del Consiglio, definire e risolvere la questione. Almeno per adesso. Ché dopo, quando cambierà il segretario dei democratici e magari il «caso» dovesse tornare d’attualità per altri motivi, potrebbe finire in un altro modo.
Matteo Renzi continua a ribadire che, inchiesta penale o meno a suo carico, la Cancellieri ha perso «autorevolezza». Un’affermazione dalla quale è difficile tornare indietro. Lei replica che su quel che è accaduto in estate intorno alla vicenda Ligresti non ci sono zone d’ombra che la riguardino; quanto a credibilità e considerazione, chiunque può andare a chiedere a Strasburgo. Il 5 novembre, quando si presentò la prima volta alla Camera per rispondere sulle telefonate con la compagna di Salvatore Ligresti e l’interessamento per la detenuta Giulia, figlia di Salvatore, tornava proprio dagli incontri con il Consiglio d’Europa, nei quali aveva illustrato il piano per affrontare l’emergenza carceraria denunciata dalla Corte per i diritti dell’uomo. Lì si sentì dire che finalmente in Italia c’era un interlocutore che tentava di affrontare seriamente il problema del sovraffollamento, già costato severe condanne al governo di Roma. E altre ne costerà se non correrà ai ripari.
Questo ricorda il ministro della Giustizia, che proprio sulla questione carceraria è inciampata, per l’interessamento alla sorte di una detenuta dal nome noto, appartenente a una famiglia che Annamaria Cancellieri conosce e frequenta da alcuni decenni. La solidarietà espressa alla compagna di Salvatore il giorno degli arresti (17 luglio) l’ha già spiegata, con relativo «rammarico», e così la segnalazione sullo stato di salute di Giulia di un mese più tardi, 19 agosto. Ma successivamente sono venute fuori le presunte bugie, ipotizzate sulla base dei tabulati telefonici di Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. Fu lei a chiamarlo il 19 agosto, è vero, mentre al pubblico ministero di Torino aveva riferito di aver ricevuto la chiamata; ma questo perché la telefonata del 19 avvenne in risposta a due tentativi di contatto di Nino, il 18 agosto, nei quali l’uomo non era riuscito a parlarle. La Guardasigilli ribadisce che quello è il suo medico, lei ha trascorso l’estate con un braccio rotto, che ha richiesto due operazioni e molti colloqui si riferivano a quella circostanza. Quanto alla telefonata del 21 agosto, è collegata al messaggio telefonico dello stesso Nino che proprio il ministro ha svelato al magistrato nel suo interrogatorio del giorno successivo.
«Non avevo motivo di mentire visto che sono stata io a riferire di quel contatto, quando gli inquirenti non ne erano a conoscenza», sostiene per l’ennesima volta. Che non abbia detto il falso l’ha certificato la stessa Procura di Torino, trasmettendo il suo interrogatorio a Roma senza ipotizzare reati; e sulle presunte menzogne — accusa — c’è stato chi ha voluto giocare su equivoci o dettagli per trasformare una vicenda giudiziaria in «accanimento politico».
Tutto il resto è politica, o le si crede oppure no. E di motivi per darle ancora fiducia, secondo Cancellieri, ce ne sarebbero. L’hanno confermato il presidente del Consiglio e i suoi colleghi ministri (compreso il renziano Delrio), che la responsabile della Giustizia si sente di dover ringraziare per il sostegno ricevuto in queste settimane. Ieri sera la Guardasigilli ha concordato di risentire Letta prima di scegliere il finale del discorso alla Camera; e così Napolitano, il presidente che l’ha sempre sostenuta e ancora pochi giorni fa ha reso pubblico l’invito a proseguire il lavoro svolto fin qui sulla questione carceraria. Un modo per rinnovarle stima e apprezzamento, oltre che per augurarsi che il ministro Cancellieri resti al suo posto.
Giovanni Bianconi


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