«Privatizzazioni e tagli, così l’Italia riparte»

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ROMA — Un breve discorso in inglese rafforzato con slide che illustrano gli obiettivi di risanamento dei conti e le linee guida delle riforme politiche ed economiche in cantiere. E poi un’intervista con John Thornhill, vicedirettore del Financial Times , il quotidiano inglese che ha organizzato il summit su “Future of Italy”. Così ieri il presidente del Consiglio, Enrico Letta, a pochi giorni dal severo giudizio della commissione europea sulla legge di Stabilità, ha cercato di ribaltare la percezione negativa che spesso all’estero si ha dell’Italia. La legge di Stabilità, ha assicurato, insieme con il piano di privatizzazioni che verrà presentato «questa settimana» e all’ambizioso programma di revisione della spesa pubblica (spending review) presentato ieri dal commissario Carlo Cottarelli, faranno scendere dal prossimo anno sia il deficit sia il debito pubblico. Inoltre, secondo Letta, anche le condizioni del quadro politico sono favorevoli e dopo la scissione nel Pdl «la situazione è più stabile: siamo partiti in mezzo a tante turbolenze; ma ora speriamo di poter lavorare in una situazione più chiara». Nessun problema, ha aggiunto, neppure dal Pd e da Matteo Renzi: «Stiamo sullo stesso percorso».
Ma il premier ci ha tenuto soprattutto a sottolineare le cose che l’Italia ha già fatto e il contributo che sta dando alla stabilità dell’euro. Il nostro Paese, ha detto Letta, con un avanzo primario (al netto cioè della spesa per interessi) del 2,5% del Prodotto interno lordo «ha il primo surplus di bilancio in Europa». Dopo Germania e Francia è il Paese che più ha contribuito ai fondi salva Stati (Efsf, Efsm, Esm), con ben 53,9 miliardi di euro, «3 volte quanto ci hanno messo i Paesi Bassi e 10 volte rispetto alla Finlandia». Ha dato molto e non ha chiesto nessun aiuto.
Non solo. L’Italia resta la seconda economia manifatturiera in Europa, dietro la Germania. Ha 4 milioni di imprese ed esporta beni e servizi per 500 miliardi di euro all’anno. Con la legge di Stabilità taglierà le tasse su lavoratori e imprese per 15 miliardi nel triennio 2014-16 e attraverso il piano Destinazione Italia punta ad attrarre investimenti esteri garantendo un patto di invarianza fiscale quinquennale alle imprese che arrivano e tempi certi per la giustizia civile. Infine, l’Expo di Milano rappresenta una grande opportunità per chi vuole fare affari. Il tutto in una cornice che prevede riforme istituzionali come il superamento del bicameralismo perfetto e una nuova legge elettorale che garantisca la governabilità. Per questo, ha fatto capire Letta, il governo non cambierà la sua politica: «La legge di Stabilità è corretta». È la commissione europea e il commissario Olli Rehn che «devono capire il feeling dell’opinione pubblica». Non si può continuare a chiedere più rigore, «altrimenti nel 2014 sarà difficile evitare il più grande voto anti europeo della storia». Deve capirlo anche la Germania, «che le elezioni le ha fatte e non ha nemmeno il problema dei partiti anti euro». Adesso bisogna concentrarsi sulla crescita, per battere la disoccupazione giovanile, «un incubo» in Italia, dove, ha concluso il premier, «si rischia di perdere una generazione intera».
Enrico Marro


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