Ecco i veri numeri, perché l’equilibrio ora è più instabile
Ogni anno, infatti, l’ex Inpdap chiude i conti con un pesante deficit, dovuto allo squilibrio tra contributi incassati e pensioni pagate. Entrando nell’Inps — decisione presa dal governo Monti con l’obiettivo di tagliare i costi della macchina previdenziale — l’Inpdap ha scaricato ben 7 miliardi 125 milioni di deficit d’esercizio e 17 miliardi 394 milioni di disavanzo patrimoniale, come risulta dal bilancio consuntivo 2012 approvato dal Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza il 30 settembre scorso. Numeri che hanno contribuito a mandare in rosso il bilancio complessivo dell’Inps per 12,2 miliardi, 10 miliardi in più rispetto al 2011, e a dimezzare il patrimonio, passato dai 41,2 miliardi del 2011 ai 21,8 miliardi del 2012. Già lo scorso anno il Civ aveva parlato del rischio di un azzeramento del patrimonio «in pochi anni». Tanto che nella bozza della nota di assestamento al bilancio scriveva di «un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico». Era stato proprio il Corriere della Sera ad anticipare la notizia. E già allora il governo, con un comunicato congiunto dei ministeri dell’Economia e del Lavoro aveva assicurato che «l’operazione di accorpamento non comporta alcun effetto sulla sostenibilità del sistema previdenziale». Un modo per dire che le pensioni saranno comunque pagate. Concetto implicitamente ripetuto ieri da Saccomanni e dallo stesso presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, costretto a una precisazione dopo le parole del ministro. E dire che i due e il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, si erano incontrati il giorno prima e anche del problema Inpdap avevano parlato. La Ragioneria generale dello Stato sta ragionando su come risolverlo, dice ora Saccomanni. Non è facile. Portare a evidenza nei conti pubblici che c’è un buco di una decina di miliardi ogni anno da ripianare significherebbe infatti trovare le coperture necessarie ai maggiori trasferimenti all’Inps, oppure far salire il deficit dello Stato, cosa che non possiamo permetterci. Finora la questione non è emersa perché il Tesoro ha dato i soldi all’Inpdap sotto forma di anticipi, trasformando un debito in un credito, dice l’Inps. Il problema è stato rinviato. Ma è chiaro che quando il patrimonio sarà arrivato a zero, bisognerà provvedere. Prima si fa meglio è.
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