La crociata della Nobel anti-mine “Obama fermi quei robot killer”

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ROMA — «Non si può accettare che sia una macchina a decidere della vita di un uomo ma è quello che invece ci attende. Perché già ora i droni uccidono indiscriminatamente, pur essendo teleguidati da umani. Obama non si è certo differenziato da Bush: nei soli primi tre mesi del suo primo mandato ha ordinato più attacchi con i droni di quanti ne avesse ordinati Bush in otto anni. L’accelerazione della macchina militare è difficile da fermare». Difficile, ma Jody Williams, Nobel per la Pace dal 1997 per la campagna contro le mine, continua a provarci, ed è arrivata in Italia proprio per chiedere al governo di prendere posizione nella nuova campagna internazionale per fermare i robot killer. Oggi sarà ricevuta sia dal ministro degli Esteri Emma Bonino che dal presidente del Senato Pietro Grasso, oltre a partecipare alla nascita del board di Women for Expo 2015, centrato su donne e sostenibilità alimentare. Venerdì sarà alla conferenza “Science for Peace” della Fondazione Veronesi, a Milano: «Parlerò di etica della scienza e di Joseph Rotblat, il fisico che si rifiutò di lavorare alla bomba atomica. Anche oggi, gli scienziati devono prendersi le loro responsabilità: la scienza “pura” non esiste».
Solo in Pakistan, secondo il Bureau of Investigative Journalism, fra 2004 e 2013 i droni hanno ucciso almeno 900 civili e 200
bambini. C’è un modo per uscirne?
«Purtroppo il mio Paese rispetta poco le libertà civili e i diritti umani. Non c’è solo il Pakistan, ci sono anche Somalia e Yemen, tutti luoghi non in guerra. Ma certo è più facile uccidere così che portarsi a casa dei prigionieri.
In più, si cerca di salvare le vite dei propri soldati, che è poi il motivo per cui procede la ricerca sui robot killer, futuri guerrieri completamente autonomi e in grado di decidere se colpire o meno una persona. C’è bisogno di citare Isaac Asimov? La prima “legge dei robot” della sua fantascienza dice chiaramente che un robot non può ferire un essere umano. Stiamo varcando quel limite».
Perché sta succedendo?
«Per via dei miliardi di dollari che gli Stati Uniti investono per la ricerca in questo campo. Secondo me c’è un errore strategico che ci ha portati alla situazione attuale. I terroristi vanno considerati tali, non si deve dar loro la dignità di soldati nemici. Dopo l’11 settembre, bisognava muoversi come fecero gli europei contro il terrorismo negli anni Settanta. Ma gli Stati Uniti sono una macchina da guerra che deve avere un nemico. E già ora i nostri soldati sono addestrati come robot, con videogiochi che inducono il distacco più assoluto dal corpo del nemico, mentre gli agenti di polizia che hanno sgomberato le piazze dai giovani di Occupy erano vestiti come robot. E la ricerca è avanti sia sui nuovi droni che sui robot da guerra e i superuomini rielaborati con la bioingegneria per farne dei combattenti più forti fin dalla nascita. La sfida è davvero enorme: bisogna fare presto».


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