Francia. Torna il berretto rosso simbolo di libertà

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PARIGI. Era sulla testa dei rivoluzionari durante il periodo del Terrore, ma anche della Marianne nazionale e, più modestamente, dei simpatici puffi disegnati da Peyo. L’improvviso revival del “berretto rosso” è dovuto ai bretoni che ne hanno fatto ora uno dei simboli della loro battaglia contro l’ecotassa e la stangata fiscale dell’odiato governo di Parigi. Non è un caso: il copricapo conico con la punta ripiegata in avanti, detto anche “frigio”, era già stato usato proprio dai bretoni durante l’ancien régime, nel 1675, quindi prima di tutti, per contestare i tanti balzelli della monarchia.
Il 2 novembre scorso, l’ennesima manifestazione in Bretagna è stata una spettacolare distesa di teste rosse: così è stato battezzato il nuovo movimento dei bonnets rouges.
Solo che le mode vanno veloci. E qualcuno ha pensato bene di riprendere quell’antico simbolo di rivolta. Martedì sono comparse teste rosse sugli ChampsÉlysées dentro a un piccolo gruppo che ha fischiato François Hollande durante la commemorazione dell’armistizio della prima guerra mondiale. Un gesto poco repubblicano, che ha subito scandalizzato i veri, almeno così si considerano, “berretti rossi”. «Quelle persone che hanno fischiato il Presidente a Parigi non vengono dalla Bretagna. Non sappiamo chi siano» commenta Christian Troadec, uno dei portavoce del movimento bretone che pure non è stato tenero con il governo: nelle ultime settimane sono stati incendiati decine di caselli autostradali dell’ecotassa, provocando danni per diversi milioni di euro.
Il problema ovviamente non è la contestazione, quanto il simbolo. A ognuno il suo. Il berretto rosso non si deve toccare, dicono gli irredentisti da Rennes a Brest. Nel resto della Francia, i tanti oppositori del governo — di questi tempi non mancano — hanno invece ripreso subito l’idea del copricapo storico. Facile da trovare e molto riconoscibile. «È di gran efficacia in televisione, dove si prende al massimo un mezzo busto» commenta, da esperto in comunicazione, Jacques Séguéla. «Un’idea geniale» ironizza ancora Séguéla che è stato un sostenitore del precedente Presidente, Sarkozy, e non nasconde una qualche antipatia per Hollande.
Chiamato anche «cappello della libertà», sempre in ricordo del passato rivoluzionario, il berretto rosso è stato usato negli ultimi giorni da militanti del Front National. Jean-Marie Le Pen lo ha indossato durante un’intervista televisiva e la rivista di estrema-destra
Minute ha deciso di offrirlo a ogni nuovo abbonato. È stato preso come emblema dai cattolici integralisti che lottano contro la legge per il matrimonio gay. Alcuni di questi variegati oppositori al governo socialista hanno anche aperto un profilo Facebook e
Twitter, chiamato proprio @bonnetsrouges, dal quale hanno risposto ai bretoni: «Il berretto rosso ormai ha valicato le frontiere della vostra regione. Abbiate l’onestà di riconoscerlo».
Il copyright politico sembra impossibile da tutelare. «È intollerabile che si utilizzi il berrettino per cause che non hanno nulla a che vedere con le nostre rivendicazioni» tuona Thierry Merret, altro portavoce del collettivo bretone. Intanto le vendite online sono aumentate. Provocando un’altra, paradossale polemica: alcuni berretti rossi sono fabbricati in Irlanda, e non in Bretagna. Un ulteriore smacco per l’orgoglio della regione che ha pure battezzato la sua Breizh Cola.


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