La Francia «neocon» che spiazza il mondo

Loading

PARIGI — Il demonio a Teheran oggi è Le Grand Satan , la Francia, che ha strappato all’America il primato di nemico occidentale preferito.
A Los Angeles invece «Stasera mangio French Fries », esulta l’ex portavoce americano alle Nazioni Unite, Richard Grenell, che 10 anni fa si indignava per il no di Chirac e Villepin alla guerra in Iraq e partecipava alla campagna di odio anti-francese (tra boicottaggio delle patatine al Congresso e litania di insulti ai «francesi arrendevoli scimmie mangiarane»)
I tempi sono cambiati. I falchi della politica internazionale sembrano non volare più a Washington ma a Parigi, e su tutti i dossier più delicati, dalla Siria all’Iran: il 31 agosto il presidente Hollande aveva già deciso per i raid aerei su Damasco, ed è stata solo la marcia indietro di Barack Obama a fargli disarmare i missili Rafale già pronti a colpire. La fiaccola del regime change , la formula neocon applicata dieci anni fa a Bagdad, è ora impugnata da Parigi, la prima a proclamare già un anno fa che «Bashar Assad se ne deve andare» da Damasco.
In Africa, dal Mali alla Repubblica Centrafricana, la Francia è in prima linea. In Medio Oriente è la Francia a tenere il discorso più intransigente sull’Iran, a evocare l’uso della forza per costringere gli ayatollah a rinunciare alla bomba atomica, mostrandosi in questo più vicina a Israele di quanto non faccia l’America, alleato storico dello Stato ebraico.
Il ruolo di baluardo degli interessi e valori dell’Occidente, almeno nel gioco diplomatico e della visibilità mediatica, sembra essere passato dagli Stati Uniti — che vogliono guidare from behind , dalla retroguardia — alla Francia, che teorizza il suo essere una «potenza di influenza»: con poche armate e pochissimi droni, è vero, ma con una rinnovata determinazione politica.
Così succede che Laurent Fabius sia giudicato il maggiore se non l’unico responsabile della mancata intesa alla fine dei colloqui di Ginevra tra i «5 + 1» ( Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia, Russia più Germania) e Iran. La Francia non si è fidata delle aperture del ministro iraniano Zarif, e ha preteso una rinuncia esplicita al reattore di Arak, che una volta completato potrebbe fornire il plutonio sufficiente per fabbricare ordigni nucleari e rendere così ininfluente l’addio iraniano all’arricchimento dell’uranio.
Il Quai d’Orsay sostiene che nella bozza di accordo provvisorio — di una durata di sei mesi — discussa a Ginevra l’Occidente allentava sì le sanzioni all’Iran, ma in cambio non otteneva alcuno strumento concreto per fermare il programma atomico degli ayatollah. Meglio nessun accordo che un cattivo accordo, e Fabius si è precipitato ad annunciarlo per primo alla radio France Inter. Una esposizione di cui gode ora frutti, e svantaggi.
Il ministro degli Esteri francese raccoglie gli inabituali complimenti degli americani intransigenti — «La Francia ha avuto coraggio. Vive la France! » (il senatore conservatore John McCain) — e gli insulti di tanti iraniani che sabato notte si aspettavano l’inizio di una nuova era nei rapporti tra Teheran e l’Occidente.
Sul conto Twitter attribuito alla Guida suprema Ali Khamenei ieri sono ricomparse parole pronunciate a marzo, con le quali definiva «imprudente e inetta» l’ostilità francese verso l’Iran. E a Fabius arrivano via Facebook minacce in inglese e in persiano: da «occupiamo l’ambasciata francese a Teheran» a — di nuovo, ma stavolta all’altro capo del mondo — «boicottiamo le French Fries ».
Stefano Montefiori


Related Articles

Inaugurata Conferenza Guerrigliera delle FARC-EP

Loading

Timoleon Jimenez, Timochenko, Comandante in Capo delle FARC-EP ha aperto ufficialmente questa mattina la Decima Conferenza Nazionale Guerrigliera a Yari, Colombia

Un doblone di platino per salvare Washington dall’incubo insolvenza

Loading

NEW YORK — Platino. Una cascata di dobloni di platino o anche una sola, gigantesca moneta, contro la nuova minaccia apocalittica che pesa sull’economia Usa: dopo il «fiscal cliff», la caduta nel precipizio fiscale sventata in extremis a Capodanno, adesso il Tesoro Usa rischia di finire tra un paio di mesi in bancarotta per il rifiuto dei repubblicani di far votare al Congresso l’aumento del tetto del debito pubblico.

Mubarak libero, i militari salvano il raìs

Loading

 Ai domiciliari nella villa di Sharm. Raffica di arresti tra i Fratelli musulmani

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment