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ATENE. L’irruzione delle forze di polizia alle 4.20 di ieri mattina per sgomberare la sede centrale della televisione pubblica greca Ert, occupata da cinque mesi da giornalisti e dipendenti, è già sfociata in crisi politica. Syriza, il partito di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras, ha presentato una mozione di sfiducia, che sarà discussa oggi in parlamento, contro il governo di coalizione guidato da Antonis Samaras, il quale può contare su una maggioranza di poco superiore a 150 deputati sui 300 necessari. È una maggioranza molto compatta, ma altrettanto lo è quella delle opposizioni che chiedono da mesi le elezioni anticipate.
Dopo lo spegnimento del segnale deciso l’11 giugno scorso dall’esecutivo, per dare il via al licenziamento di più dei duemila dipendenti, i lavoratori di Ert si erano organizzati riuscendo a trasmettere programmi completi grazie alle reti sociali e a internet, con il sabotaggio dei trasmettitori o sulle frequenze garantite dall’Unione europea degli audiovisivi. Ieri, nella sede ateniese di Agia Paraskevi, in settanta erano a lavoro quando hanno visto avanzare verso l’edificio la polizia in assetto antisommossa accompagnata dal magistrato di turno. Non hanno opposto resistenza allo sgombero. Momenti di tensione si sono verificati all’esterno con un gruppo di manifestanti, arrivati per portare solidarietà ai lavoratori, e quando alcuni deputati di Syrizia e del Kke, tentando di entrare nella sede, sono stati respinti in malo modo dalle forze dell’ordine. Accesso respinto, il cancello della sede è stato prontamente chiuso da un catenaccio.
«È stata ripristinata la legalità», ha sostenuto il portavoce del governo, mentre il ministro incaricato per la riforma della televisione pubblica, Pantelis Kapsis, ha dichiarato di non essere stato informato del blitz. Il fatto è che i lavoratori che occupavano la sede centrale di Ert erano in perfetta legalità, perché di fatto non sono stati ancora licenziati ed è scaduto il decreto che prevedeva la creazione di una nuova televisione pubblica.
Il governo ha giustificato lo sgombero di Ert con la necessità di preparare una televisione pubblica che sappia affrontare le sfide dell’imminente presidenza europea. Ma in molti credono che la dimostrazione di forza sia un messaggio per la troika, che da lunedì preme su Samaras per nuove misure di austerità e incita ad avviare la riforma del fisco e delle relazioni di lavoro. L’incontro tra i rappresentanti della troika (i tedeschi Matthias Mors e Clauss Mazuch e il danese Paul Tomsen) e il ministero dello Sviluppo si era svolto mercoledì «protetto» da eccezionali misure di sicurezza. Le due parti dovevano affrontare il nodo delle nuove tasse, in primis sulle case, degli affitti, specialmente degli spazi commerciali, e le aste degli immobili confiscati per debiti dalle banche o dallo stato. Mentre tra i problemi ancora irrisolti resta lo spinoso nodo dei licenziamenti nel settore pubblico e quello del risanamento delle tre imprese a partecipazione statale, la Eas (sistemi di difesa), l’Elvo (autovetture) e la Larco (miniere e siderurgia), che per la troika sono industrie economicamente non sostenibili e quindi da chiudere. Il tedesco Tomsen ha già avvertito il governo che saranno necessarie nuove misure.


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