Renzi e il caso Cancellieri «Il ministro ha sbagliato»

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ROMA — «È inaccettabile che il caso del ministro Cancellieri sia finito così. È stato un errore, anche se il caso è chiuso». Matteo Renzi, a Servizio pubblico , spara ad alzo zero contro il titolare della Giustizia, inciampata nella questione Ligresti e salvata dal Parlamento solo pochi giorni fa. E spara anche contro il leader del suo partito: «Se fossi stato il segretario del Pd non mi sarei comportato così».
Interrogato da Michele Santoro, Renzi non si sottrae, dopo aver taciuto per giorni: «La vicenda della Cancellieri è emblematica. Non mi scandalizzo della telefonata al Dap, ma di quello alla compagna dell’arrestato, in cui dice “così non va”. La famiglia Ligresti ha utilizzato la Fondiaria come bancomat per le spese di famiglia, in spregio ai risparmiatori. È il simbolo di un’Italia con un capitalismo familiare, degli amici degli amici». E ancora: «La Cancellieri è una persona perbene, ma sarebbe stato meglio se avesse capito che era il momento di dare un segnale e di fare un passo indietro. Il Pd ha sbagliato. Il nostro compito deve essere quello di dare un segnale: che la politica non è succube dell’economia. In questa vicenda la legge non è stata uguale per tutti».
Renzi fa un passaggio anche sulla giustizia: «Il tema del carcere è importante, affrontarlo solo a partire da amnistia e indulto è inaccettabile. Non si risolvono i problemi liberando detenuti con uno spot demagogico, come successe nel 2006. Parliamo piuttosto di custodia cautelare, di Bossi-Fini, di Fini-Giovanardi e di misure alternative». E annuncia la prima cosa che farà «da segretario»: «Andare alla “terra dei fuochi”, per dimostrare che lo Stato si riprende la legalità». Quanto alle elezioni anticipate, «non sarebbe una catastrofe ma non credo che ci arriveremo presto».
La sortita di Renzi da Santoro si inserisce nell’avvio della campagna per le primarie, che vede un primo intoppo nella questione del tesseramento. La riunione fiume di ieri sera della commissione Congresso ha deciso l’annullamento del congresso di Rovigo e l’aggiornamento sugli altri casi.
Bloccare il tesseramento «è una decisione a babbo morto», diceva nel pomeriggio Gianni Pittella, uno dei quattro sfidanti alla segreteria del Pd. Ma, nonostante le sue critiche e quelle di Pippo Civati, alla fine il dado è tratto: il tesseramento si chiuderà domenica. Decisione che sarà certificata con il consenso via mail dei membri della Direzione. Accordo fortemente voluto dal segretario Guglielmo Epifani e che sarà reso più facile dalle decisioni prese sulle «tessere gonfiate». I casi allo studio sono sette: più saranno dure le decisioni e più facilmente Civati e Pittella accetteranno lo stop. Renzi ha detto sì, a malincuore, al blocco: «Non sarò io a preoccuparmi delle regole. Voglio parlare dell’Italia. L’importante è dire forte e chiaro: l’8 dicembre possono votare tutti, tesserati e non». Insomma, per il sindaco di Firenze la partita vera si giocherà dopo il primo «turno», ovvero dopo il voto dell’apparato.
In giornata non erano mancate le frecciate tra candidati. Davide Zoggia, responsabile organizzazione, escludeva la responsabilità dei candidati nazionali: «Colpa invece di qualche ras di provincia». Parole che hanno scatenato l’ira di Civati: «Frasi scandalose. O i candidati conoscono i loro sostenitori a livello locale oppure sono dei deficienti».
Parole grosse anche da Pittella: «Siamo soggetti a regole demenziali da ospedale psichiatrico. Il blocco del tesseramento è tardivo, arriva quando il gonfiamento delle tessere è già stato fatto». Meno virulento, ma ugualmente critico è il renziano Paolo Gentiloni: «Nel Pd tutti sanno che il sistema del tesseramento, nello stile del vecchio Pci o della Dc è morto». Per Claudio Burlando, il sistema è «barocco». Ma la partita ormai è in corso e continuano gli schieramenti dei big. L’ultimo è l’ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino: «Ho simpatia per Renzi». Cuperlo, intanto, annuncia che il primo atto da segretario, in caso di elezione, sarebbe «lanciare una grande campagna di comunicazione contro la povertà minorile».
Alessandro Trocino


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