Un’antica amicizia nata in farmacia
PER aprire una farmacia. E poco dopo apprese che al piano superiore si trovava lo studio medico di un suo conterraneo, un certo Antonino Ligresti. Non ci volle molto e cominciarono le frequentazioni, le partite a tennis, le cene. Anche se le carriere professionali hanno seguito strade diverse. Antonino, medico cardiologo, in pochi anni riuscì a costruire uno dei poli più importanti della sanità privata in Lombardia, che comprende l’ Istituto Galeazzi, i policlinici San Pietro (Bg) e San Marco (Zingonia) e le case di cura Città di Milano e Madonnina. Un piccolo impero parallelo a quello ben più grande che il fratello Salvatore, giunto a Milano alla fine degli anni’50, fa crescere intorno all’attività immobiliare e all’edilizia a cui poi si aggiungono le assicurazioni. Nuccio Peluso, invece, ha seguito la moglie Anna Maria Cancellieri, oggi ministro della Giustizia, tutta la vita. «Sono orgoglioso di lei e dei suoi successi. Se li merita tutti, perché è splendida», disse quando nel 2010 lei viene nominata commissario prefettizio a Bologna dopo essere stata prefetto a Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova. Schivo e riservato, Nuccio Peluso pesa le parole perché non vuole correre il rischio di «interferire con il suo lavoro», ma si lascia andare quando parla di lei. «Io ho fatto il farmacista tutta la vita. Avevo una farmacia in Sicilia, e poi ne ho aperto una a Milano. Da qualche anno sono in pensione e vivo la vita che mi è sempre piaciuta. All’aria aperta, in campagna, stando a contatto con la natura e facendo sport, soprattutto».
E’ facile capire che l’incontro degli anni ’70 tra i Peluso e Antonino è di quelli che pesano, anche perché nel corso del tempo porta con sè l’avvicinamento a Don Salvatore, notoriamente più spregiudicato e con modi di fare da famiglia d’altri tempi. Il grande costruttore della Milano da bere ama invitare amici, politici e personaggi delle istituzioni nelle sue tenute durante i week end. La Cascina alle porte di Milano, la tenuta Cesarina appena fuori Roma, il villaggio Tanka Village in Sardegna. I Peluso frequentano le cene, Anna Maria Cancellieri diventa amica di Lella Fragni, compagna di Salvatore, anche se la frequentazione non arriva alle vacanze insieme.
Assistono con distacco quando Salvatore, entrato nelle grazie di Cuccia, viene arrestato con l’accusa di corruzione nei difficili anni di Tangentopoli. La sua potenza si misura quando riesce a farsi mandare in ospedale per motivi di salute, finendo proprio alla Madonnina del fratello Antonino. L’impero del costruttore fu salvato da Mediobanca tanto che una decina d’anni più tardi alla Sai venne offerta la possibilità di prendere la Fondiaria, sfilata alla scalata degli Agnelli. Intanto la sciagura del Galeazzi, con la morte di undici persone nella camera iperbarica, segnano la vita e la carriera di Antonino, che nel 2003 decide di cedere le sue cliniche. E segnano anche il raffreddamento dei rapporti con il fratello Salvatore, anche se le motivazioni dei dissidi non sono chiare. Nel prendersi la Fondiaria, che è molto più grande della sua Sai, Salvatore agisce con le armi che conosce bene, in primo luogo quelle della vicinanza alla politica. Negli anni ’80 la sua sponda era Craxi, nei primi anni Duemila è Berlusconi l’uomo a cui si affida per nominare al vertice dell’Isvap Giancarlo Giannini al posto di Gianni Manghetti che non vuole dare il via libera alla fusione tra le due compagnie. Un intervento a gamba tesa di Gianni Letta permette di scalzare il candidato prescelto fino a quel momento, Lorenzo Pallesi, ex presidente dell’Ina. Un altro tassello si incastra con l’arrivo alla Consob di Lamberto Cardia, altro caposaldo del potere ligrestiano di quegli anni, con il figlio Marco che presta pregiate consulenze alle società del gruppo. Ma anche Pier Giorgio Peluso, classe 1968, il figlio del farmacista Nuccio, in quegli anni si fa le ossa nelle stanze di Mediobanca, poi passerà in Capitalia e quindi in Unicredit. E’ bravo e ci sa fare ma dovunque vada si imbatte nelle società dei Ligresti: Fondiaria, la holding Premafin e le immobiliari Sinergia e Imco, tutte piene di debiti e di problemi da risolvere. Quando nel maggio 2011 si decide il suo passaggio in Fonsai, Salvatore è contentissimo, pensa di essersi messo in casa uno di famiglia. Ma dopo qualche mese capisce che non è così e il suo giudizio sul figlio del ministro diventa improvvisamente tagliente.
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