Bonus giovani, il duello Letta-Grillo
ROMA —È un botta e risposta durissimo quello tra il premier Enrico Letta e il leader del M5S, Beppe Grillo, sul «bonus giovani» e i dati pubblicati ieri dal Corriere che fissano a quota 13.770 gli incentivi prenotati dalle azienda per assumere lavoratori tra i 18 e i 29 anni. «La tanto sbandierata misura che avrebbe dovuto garantire 200 mila assunzioni ha fallito miseramente, come qualunque persona di buon senso aveva previsto» ha attaccato sul suo blog Beppe Grillo, replicando a distanza a Letta che, lo scorso 26 giugno, sempre dalle pagine del Corriere , l’aveva accusato di dire inesattezze circa i requisiti necessari per usufruire del bonus giovani varato dal governo.
«La difficoltà emersa dai dati relativi ai mesi precedenti all’avvio del bonus confermano un disagio diffuso e preoccupante e rafforzano la convinzione che questa debba essere la priorità del governo e dell’intero Paese – ha detto Letta -. Io non mollerò questa lotta. E ciò a dispetto del disfattismo di chi pare non riuscire a non criticare chi cerca di agire e di fare le cose per bene, quasi solo per la soddisfazione di vedere le cose andare ancora peggio, oltreché per la necessità di caratterizzarsi solo e soltanto per contrasto». I 14mila giovani che, aggiunge il premier, «in queste settimane hanno trovato un lavoro grazie al nostro bonus sono il vero stimolo ad andare avanti. Ancor più determinati».
Ma quello del bonus per i giovani non è l’unico fronte aperto per il governo. Ieri il ministero dell’Economia ha spento con una nota ufficiale l’allarme lanciato dagli artigiani di Mestre, e fatto proprio da una buona parte del centrodestra, sull’aumento delle tasse per le famiglie nel 2014. Niente di tutto questo, replica il Tesoro: le famiglie italiane «sono al riparo da significativi incrementi di imposta», anzi. «Complessivamente le famiglie dovrebbero beneficiare di una riduzione delle tasse di un miliardo» sottolinea il ministero guidato da Fabrizio Saccomanni.
Segue l’elenco dettagliato delle misure contenute nella legge di Stabilità che andranno ad incidere sul carico fiscale delle famiglie «marginalmente interessate dall’aumento dell’imposta di bollo su conti di deposito dei titoli e di altri strumenti finanziari, e dalla revisione delle detrazioni», che vale 500 milioni di euro nel 2014. A fronte di questo, prosegue il Tesoro, le famiglie «sono oggetto di sgravi fiscali, con 1,5 miliardi di euro di maggiori detrazioni sull’Irpef, ed un intervento a favore dei Comuni, per un altro miliardo di euro, teso a ridurre l’impatto delle imposte sugli immobili». Ma la Cgia di Mestre oppone che l’aumento delle imposte a carico delle banche, pari nel 2014 a 2,6 miliardi di euro, si rifletterà in costi maggiori per le famiglie.
Il Pdl è tornato ieri all’attacco con il capogruppo al Senato, Renato Brunetta, ed il presidente della commissione Bilancio della Camera, Daniele Capezzone, che hanno chiesto profondi interventi di modifica. Il Pd difende la manovra, anche se punta a rafforzare il taglio del cuneo fiscale e a rivedere la tassa sulla prima casa facendo in modo che ne siano esentati solo i redditi più bassi. Il confronto riprenderà mercoledì con l’incontro tra Letta e i gruppi Pd, Pdl e Scelta Civica insieme a Saccomanni, di ritorno dalla missione a Londra sulle privatizzazioni. Nessun timore, da parte del governo, per le nuove valutazioni della Ue sul deficit italiano. Le previsioni della Commissione, martedì, dovrebbero confermare il deficit al 3%. «L’Italia non corre rischi di sforare il tetto» assicura il sottosegretario all’economia, Pierpaolo Baretta.
Mario Sensini
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