Datagate, Roma esclusa dal patto dei cinque europei

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WASHINGTON — Mosse e piroette nel grande valzer delle spie al ritmo delle rivelazioni di Edward Snowden. Le ultime coinvolgono ancora l’Italia. L’intelligence britannica — secondo quanto pubblicato dal Guardian — ha cercato di ottenere la collaborazione dei colleghi italiani in una gigantesca operazione di raccolta dati. Ma il progetto si è arenato per le «divisioni», le gelosie e lotte burocratiche tra i due servizi italiani, Aise e Aisi. Inoltre sono emersi i limiti imposti dalle leggi italiane. Insomma, quello che chiedeva Londra non si poteva fare.
Da Roma fonti dell’intelligence citate dall’Ansa hanno replicato in tre punti: 1) in Italia per i vincoli imposti dal codice sono impossibili intercettazioni di massa, «siamo garantisti». 2) Faremo accertamenti sulla richiesta britannica. 3) I riferimenti alle liti si riferiscono «probabilmente al passato», realtà «superate» dalla riforma dei servizi. Le precisazioni non chiudono comunque la pratica e vi saranno sicuramente altri solleciti di chiarimento sui rapporti con l’intelligence Usa. Anche perché nelle informazioni diffuse dal Guardian c’è molto materiale interessante.
In base alla ricostruzione l’equivalente britannico della Nsa, lo Gchq, ha stabilito un patto di ferro con Germania, Francia, Svezia, Spagna e Olanda. Una rete capace di captare e monitorare ai quattro angoli del continente. Tutti insieme hanno cooperato nel succhiare informazioni (telefoni, email) dai cavi sottomarini con il programma Tempora e i servizi di Londra hanno fatto sia da coordinatori che da suggeritori. Gli inglesi non hanno nascosto l’entusiasmo per le capacità tedesche e la precisione teutonica: «Una gigantesca potenzialità tecnologica… L’ottimo accesso al cuore di Internet». Sempre il Gchq ha fornito consigli agli alleati su come aggirare le barriere legali in vigore nei rispettivi Paesi. I britannici avrebbero voluto fare lo stesso in Italia ma, stando alle carte, non ci sono riusciti. E, irritati, si sono lasciati andare ai commenti critici nei confronti dei loro colleghi.
Quanto emerso è doppiamente imbarazzante per i Paesi coinvolti, in particolare Francia e Germania, protagoniste dello scontro diplomatico con Washington dopo aver scoperto che i leader erano spiati dalla Nsa. Ora gli stessi governi devono delle spiegazioni ai loro cittadini, sorvegliati in modo stretto ed esteso. A Berlino, peraltro, sono impegnati lungo due linee. La prima è quella di una possibile intesa con gli americani che escluda lo spionaggio reciproco. Se ne è parlato nel corso di recente a Washington. Una promessa tra alleati, anche se è dura credere che i servizi segreti si trattengano da fare il loro mestiere. La seconda linea riguarda lo scandalo Nsa e i tedeschi sono sempre interessati a un’audizione di Snowden oggi rifugiato a Mosca. Un portavoce del Cremlino ha sostenuto che l’ex dipendente dell’agenzia «è libero di viaggiare, non è un prigioniero e se vuole parlare con i tedeschi non c’è alcun ostacolo».
Guido Olimpio


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