Atene, killer in strada contro Alba dorata

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LA CRISI greca si trasforma ancora una volta in tragedia. Due militanti di Alba Dorata, un ragazzo di 20 anni e uno di 23, sono stati uccisi ieri sera a colpi di pistola davanti alla sede del partito nazionalista di Neo Iraklio, un quartiere a nord di Atene. Un altro membro dell’organizzazione è rimasto gravemente ferito. A sparare sono state due persone scese da una moto. «Èstata un’azione terroristica, una vera e propria esecuzione», ha spiegato la polizia. I due killer nascosti dai caschi e con i guanti avrebbero freddato le vittime, secondo le prime ricostruzioni, con delle calibro 9, colpendole al petto e alla testa e sparando gli ultimi proiettili (in terra ne sono stati trovati 15) quando erano già a terra. Poco più di un mese fa la violenza politica aveva fatto un’altra vittima
nella capitale, il rapper antifascista Pavlos Fyssas, ucciso a coltellate in un’imboscata a due passi dal Pireo da un gruppo di militanti della formazione di ultra- destra. «Non lasceremo che Atene diventi terreno per regolamento di conti tra bande rivali», ha promesso ieri il ministro degli Interni Nikos Dendias.
L’attentato di ieri sera riporta all’improvviso al di sopra del livello di guardia la tensione nella capitale ellenica. Il governo di unità nazionale di Antonis Samaras ha varato un giro di vite contro Alba Dorata dopo l’omicidio di Fyssas e tre dei massimi esponenti del partito, tra cui il segretario Nikolaos Michaloliakos sono ancora in carcere con varie accuse tra cui quella di associazione a delinquere. Il premier, leader del centro-destra di Nea Demokratia (Nd), ha più volte evocato nei mesi scorsi il rischio che “gli opposti estremismi” portassero la Grecia in un clima da guerra civile, mettendo sullo stesso piano — tra le polemiche — la sinistra radicale di Syriza e Alba Dorata. Syriza — che tutti i sondaggi danno testa a testa con Nd come primo partito — ha condannato ieri duramente l’attentato: «Togliere la vita a una persona è il peggiore dei crimini ».
Il doppio omicidio di Neo Iraklio è destinato a pesare moltissimo nei prossimi giorni sulla scena politica greca. La prima incognita è la possibile vendetta dei neo-nazisti che dopo l’agguato a Fyssas e l’ondata di arresti tra i militanti erano crollati dal 15% al 6,5% nei sondaggi. Le indagini delle scorse settimane hanno evidenziato come il partito di Michaliolakos avesse una sorta di organizzazione paramilitare e fosse riuscito a infiltrare in modo capillare le forze dell’ordine. E il rischio che la violenza generi violenza è altissimo. Il governo oltretutto si regge su una maggioranza di pochi seggi e nelle ultime settimane le tensioni tra Nea Demokratia e i socialisti del Pasok, le due formazioni che compongono l’esecutivo, avevano fatto riprendere quota alle voci di possibili elezioni anticipate. La Grecia, dopo sei anni di crisi che hanno bruciato un quarto del pil e il 40% del patrimonio delle famiglie, sta iniziando solo ora a vedere i primi (timidissimi) segni di inversione di tendenza. La disoccupazione però viaggia ancora al 27,6% e il debito, malgrado 230 miliardi di aiuti e un taglio del 70% a quello verso i privati, è ancora a 330 miliardi, quasi il 160% del pil. La troika arriverà ad Atene a inizio della prossima settimana per fare il check up ai progressi e dare l’ok a un’altra tranche di aiuti. Ma forse questa volta, dopo i tre omicidi di questo autunno nerissimo, rischia di dover fare i conti con un situazione politica e sociale ancora più complicata.


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