“Fra 20 anni i fanghi nucleari uccideranno tutti”

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NAPOLI — Così avvelenavano i terreni, così contavano i milioni di vecchie lire dopo che i camion dalla Germania sversavano i fanghi definiti «nucleari». Così controllavano i consigli e le giunte comunali, le società pubbliche e private, e le vite di interi territori. Ettaro per ettaro. Business per business.
La conferma di dati, cifre e inquietanti racconti che già hanno riempito migliaia di faldoni di processi e atti giudiziari, arriva dalla rimozione del “segreto” sui verbali resi dal boss pentito Carmine Schiavone, nel corso dell’audizione dell’ottobre del 1997, dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. «Esprimo grande soddisfazione per la decisione, adottata all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza della Camera, di togliere il segreto. Lo dovevamo in primo luogo ai cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale», sottolinea la presidente Laura Boldrini. È la prima volta che accade a Montecitorio, senza che la richiesta parta dai giudici.
Schiavone affida alla commissione una sua personale profezia: «Da quando i rifiuti sono un affare autorizzato dal clan, gli abitanti del casertano rischiano di morire tutti di cancro entro vent’anni. Non credo che si salveranno. Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, non hanno speranze ». Ancora: intorno allo smaltimento illecito, svela il boss pentito, «avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati muniti di regolare porto d’armi che giravano. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della Finanza e della polizia ». Si tratta di un fermo immagine — va comunque ricordato — datato nel tempo, un panorama che ancora non era stato scosso dall’offensiva giudiziaria che avrebbe eliminato tutti i capi dei casalesi. Mentre sullo stato delle indagini dell’inquinamento, non esistono ancora dati ufficiali condivisi dalla comunità scientifica.
Per Schiavone, «valeva tra i 600 e i 700 milioni di lire» il grande business di Gomorra per avvelenare se stessi. E ancora. Erano loro a comandare. Schiavone dice: «In tutti e 106 comuni della provincia di Caserta noi facevamo i sindaci, di qualunque colore. C’è la prova. Io ad esempio avevo la zona di Villa Literno e sono stato io a far eleggere il sindaco. Prima era socialista e noi eravamo dc. A Frignano avevamo i comunisti. A noi non importava il colore ma solo i soldi, perché c’erano uscite di due miliardi e mezzo al mese».
L’ex boss racconta poi dei suoi ultimi anni di libertà, vissuti addirittura in veste di “amministratore”. «A Villa Literno,
che era di mia competenza, ho fatto io stesso l’amministratore. Abbiamo candidato persone al di fuori di ogni sospetto, con parvenze pulite e abbiamo fatto eleggere 10 consiglieri, mentre prima ne prendevamo 3 o 4. Un seggio lo hanno preso i repubblicani,
8 i socialisti e uno i comunisti. Io li ho riuniti tutti e ho detto loro “Tu fai il sindaco, tu l’assessore, e così via”. Mi dissero che mancava un consigliere per avere la maggioranza. All’epoca c’era Zorro, (il boss Tavoletta, ndr) che dipendeva da me e gli ho detto: “Andate a prendere Enrico Fabozzi e lo facciamo diventare democristiano”. Infatti lo facemmo assessore al Personale. La sera era comunista e la mattina dopo democristiano».


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