Usa: attento Sergio boomerang per te se svendiamo

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TORINO — C’è una legge che rende più complicata la trattativa tra Fiat e Veba per la vendita del 41,5 per cento delle azioni ora in mano al fondo assistenziale del sindacato di Chrysler. Ne hanno parlato nei giorni scorsi in colloqui riservati i vertici dello stesso sindacato, l’Uaw di Bob King. La legge è quella voluta dal governatore repubblicano del Michigan, Rick Snyder, e ricalca analoghi provvedimenti adottati in altri stati a maggioranza repubblicana: «Quella legge è una spada di Damocle. Anche per questo non possiamo permetterci di sbagliare nulla nella trattativa su Chrysler », hanno confessato nei colloqui i responsabili di Uaw.
Il provvedimento, duramente contestato dall’amministrazione Obama, si chiama «right to work», e dietro lo slogan del diritto al lavoro nasconde una vera insidia per i sindacati. Stabilisce infatti il diritto di ogni dipendente a restituire la tessera sindacale. Fino ad oggi, seguendo un sistema che probabilmente in Europa considereremmo in modo negativo, nelle fabbriche in cui il referendum di adesione a un sindacato fa registrare più del 50 per cento di sì, tutti i dipendenti dello stabilimento sono obbligati a iscriversi a quel sindacato. Questo garantisce introiti significativi per il mantenimento delle organizzazioni dei lavoratori. La nuova legge abolisce l’obbligatorietà: anche nelle fabbriche in cui la maggioranza dei dipendenti sono sindacalizzati, l’iscrizione al sindacato diventa volontaria. Quel che Uaw teme è che, di fronte a un movimento di protesta contro le scelte sindacali, il numero degli aderenti crolli per la restituzione delle tessere. Anche per questo negli ultimi mesi King, alla ricerca di nuovi iscritti, ha iniziato un braccio di ferro con la Ig Metall della Volkswagen accusando i colleghi tedeschi di non darsi troppo da fare per fare entrare la Uaw nelle fabbriche americane del colosso di Wolfsburg.
Una delle questioni su cui verrà misurato il consenso di Uaw in Chrysler è ovviamente l’esito della trattativa sulla vendita del 41,5 per cento delle azioni. Se il prezzo sarà giudicato troppo basso dai dipendenti, se in sostanza King e i suoi collaboratori saranno accusati di aver svenduto i titoli per un piatto di lenticchie, il rischio è quello di una fuga dal sindacato. Ipotesi che finirebbe per mettere in discussione l’attuale leadership di Uaw, con l’eventualità che prenda il sopravvento un nuovo gruppo dirigente più radicale. Per questa ragione anche Marchionne dovrà evitare di tirare troppo la corda: un prezzo di acquisto del pacchetto di Veba troppo basso potrebbe fare piacere agli azionisti ma finirebbe per rivelarsi un boomerang rendendo più agguerrito il sindacato in fabbrica.
Così, curiosamente, sono ancora le regole della rappresentanza nelle fabbriche a rendere complicata la realizzazione delle strategie di Marchionne. Ma non è l’unica insidia. L’altra è l’eventualità di una class action. Se il fondo Veba (dove il sindacato Uaw ha 5 degli 11 consiglieri di amministrazione) sbagliasse le sue mosse, potrebbe essere portato in tribunale da un gruppo di assistiti. Nei colloqui riservati dei giorni scorsi i dirigenti del sindacato Chrysler hanno lasciato intendere di considerare rischiosa
anche la scelta di andare in Borsa. E’ stato proprio Veba a spingere Chrysler a compiere quel passo, ma è sempre più evidente che si tratta di un elemento di pressione per spuntare un prezzo migliore nella trattativa diretta con Marchionne. La quotazione in Borsa potrebbe infatti rivelarsi meno vantaggiosa di quanto potrebbe offrire Fiat per il pacchetto di azioni. Anche per questo la linea ufficiale scelta da Veba è piuttosto prudente: contrariamente a quanto avevano dichiarato a inizio anno, i dirigenti del fondo non hanno ancora detto quante azioni intendono davvero portare a Wall Street. Se l’annunciato 16,6 per cento, se di meno o se il massimo previsto, il 24,9 per cento. Nei documenti presentati
alla Sec questo particolare, non irrilevante per gli investitori, non c’è. Insomma, Veba non sembra oggi voler affondare il colpo della quotazione e il suo sindacato di riferimento, Uaw, pare intenzionato a cercare una strada che consenta di uscire dallo stallo senza che nessuno possa criticare il prezzo di vendita.


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