Con i tagli alla spesa 3-4 miliardi di imposte in meno

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ROMA — Un programma molto ambizioso, ma Fabrizio Saccomanni ci crede senza riserve. «La revisione della spesa pubblica – dice il ministro dell’Economia- consentirà una diminuzione della pressione fiscale maggiore di quella attualmente indicata nel quadro programmatico», cioè superiore alle previsioni ufficiali. Nel 2016, ha aggiunto Saccomanni, si potrà arrivare al 43% invece del 43,3 indicato nell’ultimo aggiornamento delle stime ufficiali, trasmesso a Bruxelles due settimane fa, insieme alla Legge di Stabilità.
Sono 3-4 miliardi di tasse in meno rispetto al quadro tendenziale. Che il governo crede di poter recuperare abbastanza agevolmente grazie alla spending review affidata all’ex Bankitalia e Fondo Monetario, Carlo Cottarelli. Il quale, appena insediato al ministero come commissario alla revisione della spesa, ha fatto sapere che considera una riduzione della spesa pubblica di almeno tre miliardi e mezzo se non quattro nel 2015, a fronte dei 600 milioni che gli vengono richiesti dalla Legge di Stabilità, come «un obiettivo minimo».
Con quei tagli alla spesa pubblica sarà possibile evitare le prime sforbiciate, previste nel 2015 dalla Legge di Stabilità, a deduzioni, detrazioni e bonus fiscali. Riducendo così la pressione fiscale complessiva, il vero obiettivo dell’esecutivo, al quale accennava Saccomanni. Perché il piano abbia successo, Cottarelli dovrà individuare entro la metà di gennaio dell’anno prossimo 500 milioni di tagli alla spesa per evitare una pari riduzione delle detrazioni fiscali del 19% (che passerebbero al 18%), e subito dopo altri 3 miliardi di risparmi all’interno della pubblica amministrazione per scongiurare il colpo di scure (appunto da 3 miliardi) su tutti gli altri bonus fiscali. La Legge di Stabilità prevede la loro riduzione di 3 miliardi nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 miliardi nel 2017, che possono essere evitati solo grazie a risparmi di spesa o entrate superiori alle previsioni iscritte in bilancio.
Poi, naturalmente, Cottarelli dovrà garantire la missione “propria” della spending review delineata dalla Legge di Stabilità, con i 600 milioni di risparmi previsti nel 2015, che salgono a un miliardo l’anno successivo. Rientrato in Italia dopo 20 anni passati al Fondo, di cui gli ultimi cinque alla guida del dipartimento della finanza pubblica, e dopo la rinuncia ad un bel pezzetto della retribuzione, Cottarelli è convinto di farcela.
Pragmaticamente, il commissario sta già prendendo contatto con tutti coloro che si sono occupati di revisione della spesa negli ultimi anni, da Pietro Giarda a Enrico Bondi a Francesco Giavazzi, stabilendo un canale permanente con il Ragioniere Generale Daniele Franco e la direzione del Tesoro. Già il 13 novembre Cottarelli è atteso in Parlamento per illustrare il piano di lavoro. Ha come minimo un anno di tempo, ma vorrebbe portare i primi risultati concreti già nella prossima primavera.
Mario Sensini


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