Grillo, tour al Senato con video «Le urne come un vespasiano»
ROMA — La due giorni di tour «in questa città assurda» (Roma), si conclude in un «parco giochi» dove si tiene «una seduta di psicoterapia» (l’Aula del Senato) e dove ci sono «persone laureate che giocano con le palline» (i senatori) e le mettono «in un vespasiano» (l’urna). Beppe Grillo chiude a Palazzo Madama la sua visita romana, giurando di non mettere più piede nel Palazzo, e passando il testimone: «La prossima volta vi mando Casaleggio». Gentile concessione che nasce in realtà da una richiesta dei parlamentari a 5 Stelle. Perché i due fondatori del Movimento hanno ormai ruoli ben distinti: Grillo è il braccio mediatico, il «motivatore» dei parlamentari frustrati e il «mediatore»; Casaleggio è considerato «la mente politica», il vero cervello che sta dietro ai post del blog e quello che cala la linea dall’alto.
La visita di Grillo in Senato è stata salutata dagli applausi dei suoi. Pochi minuti, però, gli sono bastati per farsi un’idea: «Cosa ho visto? Non ho assistito a nulla. Il nulla che si mangia il vuoto». Alla fine, al Senato streaming tv al fianco di Maurizio Buccarella, l’autore dell’emendamento che aboliva il reato di immigrazione clandestina, poi sconfessato dallo stesso Grillo.
Tentativo di conciliazione riuscito. Ma non si fa in tempo a tappare una falla, che se ne aprono altre. E così ieri è scoppiato il caso Laura Bignami. La senatrice dissidente ha minacciato le dimissioni nel caso in cui Grillo non l’avesse ricevuta. Per questo il fondatore ha organizzato un incontro con lei e con altri «dissidenti», da Luis Alberto Orellana a Francesco Campanella. Strappo rientrato? Lei non è convinta: «Io non li farei rientrare così gli strappi, vediamo che succede tra un mese». E ancora: «Sono un’amante delle retrovie ma so anche essere un generale».
Non è l’unica insoddisfatta. L’idea dell’impeachment per il capo dello Stato, per esempio, non piace a molti. Alessio Tacconi: «Ma quale sarebbe l’attentato alla Costituzione o l’alto tradimento? Non capisco». Aris Prodani: «Ma sarebbe questa la priorità? Con l’economia che va a rotoli perdiamo tempo così». Alessandra Bencini: «Dovevamo andare all’incontro con Napolitano: le istituzioni si rispettano. Si andava e magari lo si contestava». Campanella lo ha detto in faccia a Grillo: «È vero, il Presidente è andato oltre le sue prerogative. Ma non rischiamo di perdere gli elettori più moderati con lo scontro frontale? Finora non abbiamo sfruttato una sola delle loro contraddizioni».
Grillo torna a casa e ora toccherà a Casaleggio affrontare il disagio dei parlamentari. Difficile che basti la nuova «applicazione», già ampiamente criticata. Il nodo di chi decide davvero nel Movimento sta venendo al pettine. E non basterà l’ironia di Grillo: «I dissidenti? Ci siamo sciolti, non c’è rimasto nessuno!».
Alessandro Trocino
Related Articles
LA DANNAZIONE DEL CAPO
Immaginate il prossimo parlamento. Il Movimento 5 stelle non manda più in tilt i sondaggi, ma è ancora in doppia cifra. Avrà molti deputati e senatori. E un capo, formalmente riconosciuto da tutti quelli che si sono candidati alle primarie online (e pure da quelli, non tantissimi, che hanno potuto votarli).
E le tangenti diventano “zucchine” così Finmeccanica pagava i politici