Socialdemocratici, vittoria di Pirro
PRAGA. Con 20,5% dei suffragi i socialdemocratici cechi escono vincitori dalle elezioni per la Camera dei deputati del 25 e 26 ottobre scorsi. Ma il vero trionfatore dello scrutinio elettorale (foto reuters) è Andrej Babis e il suo movimento Ano 2011, che ha conquistato il 18,7% dei voti. (Ano, vuol dire sì ed è anche l’acronimo del corrispettivo ceco “Associazione dei cittadini insoddisfatti” ndr).
Comunisti avanti, una sinistra al palo
Neanche sette anni di opposizione ai peggiori governi del centro-destra sono sufficienti a portare il tandem dei socialdemocratici e comunisti al governo. Rispetto all’inizio dei governi del centrodestra nel 2006, i socialdemocratici della Cssd hanno perso 700 mila voti sui 1,7 milioni di voti ottenuti sette anni fa. I comunisti del Kscm (quasi 15% dei voti conquistati) hanno saputo recuperare appena 45 mila dei voti perduti della Cssd, e assieme i due partiti hanno saputo conquistare 83 seggi su 200. Il risultato dei socialdemocratici resta assai inferiore al target del 30% dei voti stabilito dal segretario Bohuslav Sobotka. Ragione, per cui l’ala del partito vicina al presidente Zeman, domenica sera ha cercato di spodestare il segretario, estromettendolo dal team per le trattative di governo e votando in presidenza una mozione di sfiducia. La rivolta è tuttavia condotta dal primo vicesegretario Hasek e dal supermanager elettorale Chovanec, responsabili come Sobotka della defiance elettorale. Perciò non è detto che l’esito della battaglia fratricida sia definitivo.
In pole position per le finanze
A godersi la disfatta in diretta dei socialdemocratici è il miliardario Andrej Babis, che forte di una pattuglia di 47 deputati diventa un partner indispensabile per la formazione di una nuova coalizione di governo. «Gli scontri all’interno dei socialdemocratici dimostrano che ai vecchi partiti interessano soltanto i soldi e il potere», ha affermato Babis.
Il patron dell’Agrofert, holding della chimica e dell’alimentare, tuttavia si avvicina sempre più ai socialdemocratici, per formare una coalizione, che vedrebbe partecipi anche i popolari della Kdu-Csl (6,78% dei voti). A scapito dei suoi numerosi conflitti d’interesse in settori fortemente sovvenzionati dal denaro pubblico, come quello dell’agricoltura, Babis infatti ambisce alla poltrona del ministro delle Finanze, che i socialdemocratici hanno sarebbero disposti a concedergli.
La destra fuorigioco
Fuori gioco invece i partiti perno della precedente coalizione del centro-destra, l’Ods e la Top 09. Dalla presa del potere nel 2006, l’Ods è passata dal 35,4% dei voti ai 7,78% di questa tornata elettorale, mentre la Top 09 ha retto raccogliendo circa il 12% dei voti. La disfatta mostra come l’arma dell’anticomunismo, su cui i due partiti hanno impostato il finale di campagna elettorale, sia ormai spuntata. I voti in uscita da quell’area sono stati largamente intercettati dai due partiti portatori del populismo imprenditoriale: il già citato movimento Ano e la formazione nazionalista «Alba della democrazia» capeggiata dall’imprenditore ceco-giapponese Tomio Okamura. Entrambi gli imprenditori hanno puntato la loro campagna sulla contestazione – in larga parte antipolitica- del regime partitocratico ceco, sottolinenadone la corruzione ed l’inefficienza. E la sinistra come la destra tradizionali non si possono dire estranee a questo regime né a livello nazionale né a quello locale, visto che i comunisti governano parecchie regioni ceche. Insomma i due imprenditori, conquistando più di un quarto dei voti, hanno dato una prima spallata al sistema politico ceco ormai a un passo dal knockout.
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