«Tra alleati è inaccettabile Ma in Cina e in Russia lo spionaggio Usa va difeso»

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ROMA — «Non c’è dubbio che le rivelazioni sulle presunte intercettazioni della Nsa, in Brasile, Messico, Francia, verosimilmente in Italia e ora anche in Germania, in particolare quella di un cellulare privato della cancelliera Merkel spiato fin dal 2002, abbiano portato a una crisi di fiducia. Resto comunque cauto prima di avventurarmi in conclusioni, fino a quando non avremo un quadro chiaro e preciso che vada oltre il sospetto, per quanto forte esso sia». Otto Schily è stato ministro degli Interni della Germania dal 1998 al 2005, nei governi rosso-verdi di Gerhard Schröder. Fu lui a gestire la lotta al terrorismo, dopo gli attentati dell’11 settembre. Ritiratosi dal Bundestag nel 2009, Schily è tornato a fare l’avvocato.
Sospetto o verità, ha senso mettere sotto controllo le comunicazioni di leader e governi di Paesi alleati, che con gli Usa condividono valori, interessi, impegni strategici?
«In proposito non esiste il minimo dubbio: tra alleati e amici, non ci si può spiare. Immaginiamoci lo scenario di una visita a Berlino di Obama, con i servizi tedeschi che spiassero le sue conversazioni con i collaboratori. Sarebbe un grande scandalo, che giustamente gli americani denuncerebbero come un affronto. E analogamente, non è ammissibile che gli Usa spiino, per esempio, discussioni interne alla delegazione tedesca o francese all’Onu in preparazione delle trattative con l’Iran».
Come si esce da questa crisi? Occorre un codice di comportamento, regole e limiti condivisi tra gli alleati?
«Ogni possibile soluzione in questa vicenda si articola su tre livelli. In primo luogo occorrono intese chiare e vincolanti con gli Usa su cosa sia permesso e cosa no, con un organo di controllo in grado di verificare il rispetto di queste intese, per far sì che l’accordo non rimanga sulla carta. Secondo, occorre che il buon lavoro compiuto dalla Nsa nella lotta al terrorismo non vada perduto, la sua capacità di condurlo non venga diminuita e la cooperazione transatlantica in questo campo prosegua. Ogni invadenza va opposta, ma senza mandare tutto in aria. Infine, bisogna difendere la capacità della Nsa da eventuali attacchi che possano venire da Paesi non alleati, come la Cina e la Russia. Nei loro confronti bisogna rimanere bene attrezzati. In tema di controspionaggio industriale, per esempio. Certo se poi si scoprisse che gli americani o gli inglesi hanno condotto spionaggio industriale, per esempio, in Italia, sarebbe inaccettabile».
Non ha l’impressione che questa vicenda sia il segno che le enormi possibilità aperte dalla nuove tecnologie di comunicazione abbiano creato ampi spazi di autonomia, al di fuori del controllo democratico dei governi?
«Il salto reso possibile dalla digitalizzazione, e aggiungerei dalla facilità di spostamento, è stato enorme. Ma dobbiamo far sì che il quadro normativo e legislativo sia aggiornato in modo da impedire l’esistenza di spazi fuori del controllo dell’autorità democratica statale, potenziali zone franche per attività criminali. Allo stesso tempo, ed è questa l’ambivalenza della questione, le nuove realtà della comunicazione portano in sé il rischio che gli Stati o parti di essi eccedano i loro limiti, invadendo la sfera personale e il diritto alla privacy. Uno Stato democratico di diritto deve darsi moderni strumenti di controllo. A livello europeo non siamo ancora riusciti a darci una struttura ragionevole ed efficace per la protezione dei dati personali. È un punto importantissimo».
È d’accordo che quanto sta accadendo dimostri il ritardo accumulato dall’Europa nel campo delle telecomunicazioni?
«Non c’è dubbio. Da ministro mi sono battuto per una forte industria di telecomunicazioni e tecniche d’informazione, per investire e stimolare investimenti privati nel settore. Le strutture per la raccolta d’informazioni che abbiamo in Germania e in Europa sono ancora troppo piccole per poter colmare il divario».
Secondo lei, l’Europa deve sollevare il problema dello spionaggio nel negoziato commerciale per la creazione di una grande area transatlantica di libero scambio?
«La trattativa che sta per partire è fondamentale per il futuro della nostra economia: non può e non deve essere messa in discussione. Tuttavia, gli americani devono sapere che non ci possono essere doppi standard. Le faccio un esempio, quando gli Usa ci chiedono certi dati e informazioni nella lotta al terrorismo, questo non può essere fatto solo in una direzione, dev’essere reciproco».
Paolo Valentino


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