Letta: «Controlli inaccettabili No a zone d’ombra»

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BRUXELLES — Letta arriva al Consiglio in versione plasticamente europea, in macchina con François Hollande, che ha incontrato al vertice del Pse. Scendono dalla vettura uno dopo l’altro, salutano i cronisti con il sorriso di chi si è intrattenuto con un amico, danno l’impressione, in primo luogo agli americani, che sul Datagate gli alleati della Ue sono tali sino in fondo. In Francia, a Parigi, dove Letta arriverà oggi pomeriggio per un incontro con il primo ministro, non si è ancora spenta l’indignazione per le notizie sul presunto spionaggio americano, in Germania è appena scoppiato uno scandalo che coinvolge la Merkel, Letta, anche se fonti governative continuano a smentire in modo categorico che il nostro Paese sia stato oggetto di violazioni informatiche da parte degli Stati Uniti, ha ovviamente bisogno di dimostrare una posizione netta, e anche comunitaria, sul tema.
Doveva, per il capo del governo, essere innanzitutto il Consiglio al quale chiedere una decisione concreta contro l’immigrazione clandestina. Se ne discuterà stamane, e non è detto che al premier non tocchi rivendicare un successo, dopo aver formato un cartello omogeneo di Paesi, dalla Spagna alla Bulgaria, dalla Francia a Cipro, che hanno sposato la posizione italiana. Ma l’argomento è oscurato dal Datagate. Anche l’Italia potrebbe essere stata oggetto di attenzioni, da parte dell’intelligence americana, non proprio legali, in tema di comunicazioni interne. E dunque ancora di più Letta enfatizza le sue dichiarazioni: «Non è minimamente concepibile e accettabile — ammonisce, appena sceso dalla macchina di Hollande — che ci sia un’attività di spionaggio di questo tipo. Dobbiamo fare tutte le verifiche e vogliamo avere tutta la verità. Non possiamo minimamente tollerare che vi siano delle zone d’ombra, dei dubbi».
Aggiunge subito dopo: «Ieri ho chiesto chiarimenti in modo molto netto al segretario di Stato americano Kerry e oggi credo che a livello europeo, mentre parliamo di economia digitale, ovviamente il tema della crescita della protezione dei dati personali e della privacy dei cittadini e delle istituzioni comunitarie dovrà far parte della nostra attenzione perché è un tema che non possiamo assolutamente tenere secondario».
Fra l’altro tocca proprio a Letta l’onore di aprire i lavori del Consiglio europeo, con una relazione sull’agenda digitale e su ciò che la Ue dovrebbe fare per raggiungere obiettivi di integrazione, anche su questo tema, «molto più ambiziosi di quelli finora perseguiti». Ma a un Letta molto «europeo» è possibile contrapporre, anche fra chi lavora per lui, a Palazzo Chigi, analisi che finora sono emerse in modo solo sfumato. La prima vittima di una crisi Europa-Stati Uniti, in questo momento, sarebbero i negoziati in corso sul Ttpi, il trattato commerciale transatlantico di libero scambio, che potrebbe essere firmato proprio sotto la presidenza italiana della Ue, alla fine del prossimo anno. Obama e Letta se lo sono in qualche modo promessi, pochi giorni fa.
Non è un mistero, sottolineano fonti governative italiane, che la Germania sia la meno entusiasta dei negoziati in corso. Ha una sorta di dominio economico nel Vecchio Continente, una politica estera commerciale che nel caso dell’Asia la vede sempre più sganciata dai partner della Ue. Italia e Polonia sono invece fra i Paesi più corteggiati da Washington, in questo momento, per una conclusione efficace del negoziato. Ieri il primo a chiedere la sospensione del negoziato, viene fatto notare, è stato Martin Schulz, tedesco e presidente del Parlamento europeo.
Una lettura diversa, che si ascolta nel governo e allarga la visione alle relazioni e ai conflitti commerciali in corso, in seno alla Ue e fra questa e gli Stati Uniti.
Marco Galluzzo


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