Il Garante della privacy al governo «Vanno protetti i dati personali»

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ROMA — Prima il sottosegretario delegato, poi i capi dei Servizi segreti: il comitato di controllo parlamentare sulla sicurezza, disporrà nuovi accertamenti sulla raccolta dei dati sulle comunicazioni private degli italiani effettuata dagli Stati Uniti. Si comincia oggi con l’audizione di Marco Minniti, si proseguirà con le convocazioni dei direttori delle agenzie di intelligence e del Dis. Perché, come spiega il presidente del Copasir Giacomo Stucchi della Lega, «dobbiamo chiarire che cosa è davvero successo, dobbiamo scoprire che tipo di informazioni sono state comunicate al governo».
Intercettazioni su «target» mirati e raccolta di «metadati»: sono queste le attività degli Usa finite «sotto accusa» dopo le rivelazioni sul Datagate. Tanto che anche il garante della Privacy Antonello Soro sollecita con una lettera inviata a Enrico Letta «la predisposizione urgente di efficaci strumenti di protezione dei dati personali e dei sistemi utilizzati per finalità di polizia e giustizia».
Durante la trasferta di qualche settimana fa a Washington, i parlamentari italiani hanno avuto la conferma che le informazioni relative a telefonate, sms e email sono state acquisite dagli 007 statunitensi, nell’ambito dell’attività antiterrorismo. Ufficialmente nessuna richiesta preventiva o comunicazione successiva è mai stata presentata al governo guidato da Enrico Letta, né a quelli precedenti, come conferma anche l’ex presidente del Copasir ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Ma secondo il parlamentare di Sel Claudio Fava «i Servizi erano informati di questa prassi». Un’affermazione che Stucchi nega: «In tutti gli incontri abbiamo avuto la conferma che il Governo non sapeva del programma Prism. Quindi dire che i nostri servizi sapevano, quando non lo sapeva nemmeno il governo non è corretto. Fava ha dato una sua interpretazione. Nella sede dell’Nsa ci hanno detto che raccoglievano informazioni sui dati di traffico, ma nessuno in Italia, cioè i governi Prodi, Berlusconi, Monti e per pochi mesi Letta e quindi nemmeno i servizi, è stato messo al corrente di quello che stavano facendo».
«Metadati»: anche su questo la questione rimane aperta. La versione ufficiale accredita la tesi secondo la quale la raccolta riguarda esclusivamente i numeri di telefono o l’indirizzo mail, l’identità degli intestatari, la durata dei contatti. In realtà il sospetto è che, almeno nei casi ritenuti «sensibili» questa acquisizione sia andata oltre la formalità. E infatti lo stesso Stucchi alla fine ammette: «È stato escluso che intercettazioni a strascico fatte col programma Prism potessero aver riguardato in modo indiscriminato cittadini italiani, perché ci è stato detto che ci sono filtri e accorgimenti per evitare che questo avvenga quando ci sono Paesi coi quali ci sono vincoli di amicizia. Al Governo chiediamo di chiarire se effettivamente l’informazione che è stata trasmessa è un’informazione veritiera per quanto riguarda i nostri concittadini, questo dubbio è un dubbio più che legittimo».
Le richieste ufficiali saranno contenute nella relazione su tutta la vicenda che Rosa Calipari, senatrice Pd nel Copasir, depositerà la prossima settimana. «E in quella sede — si limita a dichiarare la parlamentare — si avrò la conferma che nessuno ci ha mai detto di aver informato governo e intelligence ».
Fiorenza Sarzanini


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