Gerusalemme va al voto destra spaccata e la città rischia un sindaco ultraortodosso
GERUSALEMME — Si vota domani in Israele per le amministrative e in ballo ci sono le municipalità delle maggiori città da Haifa a Tel Aviv, ma la battaglia per la poltrona di sindaco a Gerusalemme ha preso un sapore del tutto particolare. Lo scontro diretto è all’interno della Destra, dell’alleanza che sostiene a livello nazionale il premier Benjamin Netanyahu.
A sfidare il sindaco uscente Nir Barkat, c’è Moshe Lion, uomo d’apparato scelto da Avigdor Lieberman – il leader dei nazionalisti – e dai rabbini ortodossi che governano le popolose comunità haredi della Città santa come feudatari. L’alleanza nazionalisti- religiosi vuole un suo uomo a governare Gerusalemme, custode religiosa e sacrale dell’ebraismo, immersa nei suoi riti, che deve restare ben distinta dalle luci e dalle attrattive ludiche di Tel Aviv. Su questo “patto” i nazionalisti, un pezzo del Likud (il partito del premier) e gli ultraortodossi hanno scelto il candidato “giusto” da contrapporre al sindaco uscente, certamente più moderno e dinamico.
Barkat nei suoi 4 anni di governo ha capito che Gerusalemme è un tesoro internazionale e una città complessa, in una democrazia diversa che deve servire i suoi abitanti ebrei, cristiani e musulmani. L’ultimo sondaggio dice che è in vantaggio di una quindicina di punti, ma il numero dei gerosolimitani indecisi supera abbondantemente il 20%. Al voto non partecipano i residenti palestinesi che abitano nella parte Est della città, occupata nel 1967, e sono ben il 40% degli abitanti.
Per evitare brutte sorprese nel governo, Netanyahu ha deciso di non schierarsi, con il timore – scrivono i giornali – di inimicarsi l’alleato Lieberman, con il quale i rapporti non sono idilliaci, specie dopo la presentazione alle ultime elezioni nazionali nell’unica lista Likud-Beitenu. Il premier ha scritto una lettera di sostegno e auguri ai 43 candidati- sindaco del partito in tutto Israele ma non a Moshe Lion. Ma ha anche ignorato il suo amico personale Nir Barkat. Il sindaco uscente tace, il suo sfidante invece dice convinto: «Il premier voterà per me».
Il timore che la Città santa per le tre religioni finisca nelle mani di un sindaco nazionalista e religioso ha messo in allarme la sinistra. «Dobbiamo liberare Gerusalemme dai mediatori di potere ultra-ortodossi che troppo spesso vedono la città solo come una loro esclusiva, piuttosto che la capitale di Israele, il cuore e l’anima del popolo ebraico, un centro delle religioni del mondo e una città moderna che deve funzionare senza problemi», dicono al Labor Party. La leader Shelly Yachimovich ha scritto una lettera agli elettori del Partito a Gerusalemme invitandoli a votare la lista comune con l’altro partito di sinistra Meretz per il Consiglio, ma Barkat come sindaco: «si è rivelato capace come amministratore, ed è certamente un uomo migliore del suo sfidante».
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