La sfida del re degli scoop “Lascio il Guardian per eBay”

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LONDRA. Dallo scoop dell’anno nasce un’impresa che cercherà di farne uno dietro l’altro. Glenn Greenwald, il blogger-giornalista che ha scritto per il
Guardian le rivelazioni del Datagate, lascia il quotidiano londinese per fondare un portale di giornalismo investigativo on line finanziato niente di meno che da eBay, il sito su cui si commercia liberamente di tutto, uno dei giganti della rivoluzione digitale.
E’ una di quelle alleanze che potrebbero nascere soltanto dal web. Greenwald, americano, una sorta di Robin Hood delle inchieste, vive da tempo in Brasile con il suo partner: se fosse in Gran Bretagna rischierebbe di essere arrestato ed estradato negli Stati Uniti come complice di Edward Snowden, la “talpa” della Nsa e della Cia che ha fornito a lui, al quotidiano londinese e al Washington Post il dossier sulle intercettazioni di massa di email e telefonate da parte dei governi americani e britannici. Pierre Omydar, fondatore di eBay, è un iraniano nato in Francia e naturalizzato statunitense con una fortuna stimata in 8 miliardi e mezzo di dollari, che in passato ha elogiato su Twitter il lavoro di Greenwald e ora gli ha fatto «una di quelle offerte che capitano una sola volta nella vita», come la definisce lo stesso protagonista.
Non è perciò qualche dissenso con il Guardian all’origine della decisione di lasciare il giornale e mettersi in proprio, bensì la possibilità di creare qualcosa di più grosso, un’agenzia online di cacciatori di scoop, con vasti mezzi e grandi ambizioni.
Il nome della nuova organizzazione non è ancora noto. Si sa però che ne faranno parte, oltre a Greenwald nei panni di direttore, Laura Poitras, la documentarista che lo ha messo per prima in contatto con Snowden, e Jeremy Scahill, un giornalista esperto di questioni di sicurezza nazionale che ha lavorato finora a The Nation, storico settimanale di sinistra americano. Ma di assunzioni ce ne saranno molte altre, lascia capire il neo-direttore, così come sedi a New York, Washington e San Francisco e indagini in ogni campo. Omydar aveva già dimostrato il suo interesse per i media d’inchiesta finanziando l’Honolulu Civil Beat, una testata delle Hawaii il cui pezzo forte era il giornalismo investigativo e che ora si è alleata con l’Huffington Post per creare il sito HuffPost Hawaii.
In America finora esisteva un solo sito dedicato agli scoop investigativi, ProPublica, che ha già vinto un premio Pulitzer dimostrando quanto il web possa ormai fare concorrenza a giornali di carta con storia centenaria. «La decisione di lasciare il Guardian non è stata facile, abbiamo avuto una collaborazione estremamente fruttuosa e soddisfacente, ho grande rispetto per il giornale e per i giornalisti con cui ho lavorato e sono incredibilmente orgoglioso dei risultati che abbiamo raggiunto insieme – afferma Greenwald – ma questa era una tipica offerta che non si può rifiutare. Saremo pieni di soldi, non avremo alcuna particolare ideologia politica, sebbene mettere in piedi un’organizzazione che usa il giornalismo per inchiodare il potere alle sue responsabilità è in un certo senso un’ideologia».
Il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, si è detto “dispiaciuto” di perdere Greenwald, una firma di prestigio del quotidiano progressista inglese, autore di vari scoop, ma ha detto di comprendere le ragioni della sua scelta e gli fa gli auguri per la sua «nuova e molto interessante avventura». Greenwald è anche l’unico ad avere l’intero archivio di documenti riservati forniti da Snowden ai giornali, un tesoro scottante che sarebbe stato sicuramente requisito se fosse stato nella sede del Guardian (anche per questo il suo direttore ne ha mandato una copia a un destinatario segreto negli Usa).
Proprio ieri il primo ministro britannico David Cameron ha detto in parlamento che secondo lui il Guardian dovrebbe essere messo sotto inchiesta per avere pubblicato le rivelazioni di Snowden. Nuovi dati sulla mole immensa di intercettazioni sono stati pubblicati dal Washington Post: in un solo giorno, nel 2012, la National Security Agency americana ha intercettato 444mila liste di contatti email da Yahoo, 82 mila da Facebook e 33mila da Gmail. Gli scoop sul Datagate, insomma, andranno avanti, anche con Snowden in esilio a Mosca e Greenwald praticamente impossibilitato a tornare negli Usa: perfino il suo partner, David Miranda, rischia l’arresto se andasse in America, mentre in Brasile la coppia si sente relativamente al sicuro. A loro del resto basta poter navigare sul web, non hanno bisogno di spostarsi fisicamente per fare inchieste e rivelazioni.
Paradossalmente, però, Greenwald avrebbe voluto aspettare ancora qualche giorno prima di rendere pubblica la sua nuova iniziativa: ma è stato bruciato da una soffiata, la notizia ieri circolava già su internet e allora il diretto interessato ha deciso di annunciarla subito. Anche il re degli scoop, nella nuova era digitale, ne ha subito uno sulla propria pelle.


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