L’appello del Cavaliere al Pdl: basta polemiche improduttive

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ROMA — Invocato da tutti come il risolutore dei problemi che affligono il Pdl, alla fine Silvio Berlusconi è intervenuto. E lo ha fatto richiamando tutti a smettere di lanciare accuse gli uni contro gli altri attraverso giornali e tv. «Sulle agenzie di stampa — dice il Cavaliere Silvio Berlusconi — leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl. Invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva».
Ed ecco il passaggio con il quale suggerisce il metodo per effettuare quel chiarimento che si è reso necessario dopo lo scontro aperto scoppiato tra Angelino Alfano e Raffaele Fitto. «Le diverse opinioni — puntualizza l’ex premier — si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all’interno dei luoghi delegati del nostro movimento».
E quali sono i luoghi delegati? Escluso che in tempi rapidi si possa tenere un congresso, è assai probabile che, come suggerisce un esponente dell’inner circle berlusconiano, di qui a qualche settimana venga convocato il Consiglio nazionale, lo stesso organo che confermò segretario Angelino Alfano, dopo la designazione fatta da Berlusconi.
Come era inevitabile il brusco richiamo all’ordine dell’ex premier è stato immediatamente condiviso dai duellanti. Da Alfano che fa notare: «Sono pienamente d’accordo con il presidente Berlusconi. Stop all’alluvione di agenzie per addetti ai lavori. Cambiare luoghi e toni della dialettica del nostro movimento». E da Raffaele Fitto: «Condivido totalmente le parole del presidente Berlusconi. Utilizziamo guidati da lui, i luoghi delegati alla dialettica del nostro movimento».
Tra le due prese di posizione c’è una differenza non di poco conto. Rispetto ad Alfano, Fitto vuole che sia lo stesso ex premier a guidare il chiarimento, a offrire la soluzione per ritrovare l’unità perduta, ripete cioè quanto è andato sostenendo nei giorni scorsi. Lo tira per la giacca confidando che ascolti le ragioni dei cosiddetti lealisti. Tutti gli altri esponenti del Pdl si mettono in scia della nota di Berlusconi. «Fino a quando ci sarà Berlusconi, questo partito resta berlusconiano», afferma il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. Non solo. Si arriva al paradosso di Francesco Giro che, forse mosso da un eccesso di zelo, si compiace con se stesso: «Sono orgoglioso di aver anticipato e ben interpretato il pensiero del presidente di Forza Italia». C’è anche chi esce dal coro, Osvaldo Napoli, per richiamare tutti alle proprie responsabilità. «Coloro che vogliono il congresso e l’azzeramento delle cariche nel Pdl — afferma — invocano la leadership di Silvio Berlusconi per meglio sostenere le proprie richieste. Esattamente come fanno coloro che, all’opposto, non vogliono il congresso o ipotizzano le primarie da celebrare prima del possibile turno elettorale nel 2015. Mai prima d’ora era accaduto che la figura del leader venisse tanto disinvoltamente strumentalizzata per affermare ragioni tanto radicalmente opposte».
Berlusconi, raccontano, sarebbe stato costretto a intervenire perché obbligato dallo spettacolo che i dirigenti del suo partito stavano dando. Uno spettacolo che lo ha molto irritato, considerando che i consensi, dopo una flessione dovuta alla decisione di aprire la crisi di governo, sono risaliti proprio per avere riconfermato la fiducia all’esecutivo. È intervenuto perché il «clima di guerra interno è sproporzionato» rispetto alle questioni da affrontare che riguardano invece il modo con cui fronteggiare la crisi e le soluzioni che devono essere sostenute per venire incontro ai bisogni dei cittadini. «La gente non tollera più queste beghe», avrebbe confidato poco prima di richiamare tutti all’ordine.


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