Amnistia e indulto ora il Pdl accelera

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ROMA — Il senatore socialista Lucio Barani (del gruppo Gal) ha depositato ieri in commissione Giustizia una proposta che prevede l’amnistia per i reati con pena massima a sei anni e indulto per le condanne fino a cinque anni: un provvedimento che salverebbe Berlusconi dalla condanna al processo Mediaset.

Eccola la super amnistia, calza a pennello a Silvio Berlusconi. La scrive il senatore socialista Lucio Barani, del gruppo Grandi autonomie e libertà, formazione che pesca tra vari eletti di centrodestra che a Palazzo Madama fiancheggia il Pdl. Il ddl depositato ieri in commissione Giustizia prevede l’amnistia – che cancella la pena accessoria dell’interdizione che tante pene sta dando al Cavaliere – per i reati puniti fino a sei anni e l’indulto fino a cinque. L’indulto potrà essere applicato anche ai recidivi e «nella misura non superiore agli otto anni a chi faccia completa divulgazione di tutti i fatti rilevanti relativi a reati commessi durante la loro partecipazione in organizzazioni criminali ». Tra questi mafiosi e terroristi. Barani, eletto nelle liste del Pdl e famoso nel Palazzo perché sfoggia sempre un garofano infilato nel taschino della giacca, risponde alle polemiche che subito scoppiano intorno al suo ddl: applicare l’indulto ai pentiti serve «a far emergere la verità su taluni misteri che hanno segnato le pagine più buie della nostra repubblica e che ancora avvolgono parte della nostra storia».
Intanto ci sono altri due ddl su amnistia e indulto che fanno discutere, quelli presentati dai senatori Manconi (Pd) e Compagna (Pdl) che sbarcheranno in commissione Giustizia di Palazzo Madama martedì prossimo. Sembra che nei due testi ci sia una norma che permetterebbe di cancellare l’interdizione per Berlusconi, visto che l’indulto verrebbe applicato anche alle pene accessorie temporanee conseguenti a condanne anche solo in parte indultate. Manconi però smentisce, spiega che il ddl «non potrebbe applicarsi alle pene principali e accessorie inflitte a Silvio Berlusconi per il caso Mediaset perché l’indulto è escluso ha chi ha già beneficiato di quello del 2006, come avvenuto per il leader del Pdl». E nel pomeriggio il premier Enrico Letta sale al Colle dove con il
presidente Giorgio Napolitano parla di immigrazione e, spiega una nota del Quirinale, «del contributo che il governo potrà dare al dibattito sulle carceri aperto dal messaggio del Capo dello Stato alle Camere».
Ma tra i partiti l’intervento di Napolitano continua a far discutere. Il Pd vigila perché un eventuale atto di clemenza, da approvare in Parlamento con i due terzi dei voti, non si trasformi in un regalo per Berlusconi. Così il segretario Epifani assicura che «prima di fare l’amnistia ci pensiamo due volte, ad amnistia e indulto ci si arriva alla fine di un percorso e mai per un certo tipo di reati come la frode fiscale». Per una volta Renzi la pensa come lui: «Condivido la prudenza, non credo che si debba partire dall’amnistia e dall’indulto, anche se Napolitano ha fatto un messaggio di grande valore morale. Prima bisogna riformare la giustizia». Spiega il responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva, che «amnistia e indulto possono essere prese in considerazione solo come punto di approdo di una riforma del sistema delle pene.
Il problema non è come svuotare le carceri ma eliminare quelle leggi che, nel corso degli anni, le hanno inutilmente sovraffollate ». Ma il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri afferma che «gli atti di clemenza non sono segno di debolezza, al contrario sono segno di forza: uno Stato forte non ne ha paura». Il ministro aggiunge che «si potrebbe anche eliminare la maggioranza di due terzi necessaria a votare provvedimenti su amnistia e indulto» per accelerare i tempi.


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