“Su quel barcone avrei potuto esserci io e adesso cancelliamo la Bossi-Fini”

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ROMA — «Su quella barca, al posto di quei disperati, ci potevo essere io. È una tragedia immane, un dolore terribile che mi paralizza». Cécile Kyenge perde il suo abituale tono fermo. Il ministro dell’Integrazione parla con voce commossa, perché «quei morti ce li abbiamo tutti sulla coscienza». Le cose ora devono cambiare: «Per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull’immigrazione e serve una legge sui richiedenti asilo».
Ministro, i morti di Lampedusa chiamano dunque in causa anche le vecchie politiche migratorie del nostro Paese?
«Il Consiglio d’Europa ha appena giudicato sbagliate le nostre politiche sui flussi migratori. La legge deve cercare di rispondere a questo grande fenomeno naturale. Per questo bisogna rivedere le norme sull’immigrazione, a partire dalla legge Bossi-Fini, coinvolgendo tutti i ministri interessati. Dobbiamo anche contrastare le organizzazioni criminali che fanno la tratta delle persone. Poi bisogna rivolgersi all’Europa».
Perché l’Italia è sola?
«Diciamo che dobbiamo fare capire all’Europa che il problema è comunitario. Il tema dell’immigrazione sarà sicuramente al centro del nostro semestre di presidenza Ue. Bisogna chiedere un intervento condiviso dall’Europa, a partire dall’adozione di canali umanitari che rendano più sicuri questi viaggi, dove organizzazioni criminali lucrano sulla pelle di uomini, donne e bambini. Si deve anche rivedere la convenzione di Dublino, perché tutti i Paesi europei devono gestire i profughi».
Ma lei in concreto cosa intende fare?
«Domenica andrò a Lampedusa. La tragedia mi ha suscitato un senso di impotenza. Ma un ministro non è un privato cittadino. Ha l’obbligo di agire. In quanto istituzione devo lavorare per politiche d’accoglienza e legalità. Con gli altri ministri dobbiamo impegnarci a uscire dall’emergenza per costruire una politica dell’immigrazione strutturata e di lungo periodo».
Nell’immediato cosa farete per aiutare i sopravvissuti?
«Dobbiamo subito mettere in piedi una struttura di coordinamento interministeriale tra Interno, Integrazione, Infrastrutture e Trasporti, Esteri e Difesa, in stretta relazione con la presidenza del Consiglio, al fine di soccorrere i profughi e aiutare comuni e comunità locali che sono in prima linea. Abbiamo la responsabilità di stare vicino alle persone che sono impegnate a dare sostegno e solidarietà a chi sta fuggendo da gravi pericoli».
Per Gianluca Pini, vicepresidente della Lega Nord a Montecitorio, «la responsabilità morale della strage è tutta della coppia Boldrini-Kyenge». Cosa risponde?
«Nel momento del dolore è triste vedere che c’è chi specula su delle vite umane. Oggi è stato segnato un punto di non ritorno rispetto alla Lega. Se uno vuole prendere il palcoscenico, non è questo il momento per farlo. Imputare la responsabilità morale di quanto sta avvenendo a me e alla presidente Boldrini è non solo offensivo verso di noi, ma lo è per le vittime, per la coscienza dei cittadini italiani e degli abitanti dei paesi che più si stanno adoperando per dare sostegno ai profughi ».
Cosa cambierà dopo questa tragedia?
«Non si potranno più chiudere gli occhi. Si devono riformare le leggi. Si devono rispettare le vittime, senza speculare sui morti e senza farne oggetto di una campagna di propaganda politica. Ma è anche un problema di approccio».
In che senso?
«Nel senso che dobbiamo affrontare il fenomeno migratorio con un’altra ottica, diversa da quella dell’inizio degli anni ‘90. I tempi sono cambiati, il fenomeno dell’immigrazione non è più transitorio, è sempre più stabile e strutturato. Parliamo di profughi, persone che fuggono da una situazione di miseria, conflitti, guerre, e hanno diritto a una protezione. Per questo serve anche una legge sui richiedenti asilo».


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