Studio Migrantes: 4 milioni gli italiani emigrati. In crescita la comunità italiana in Asia
ROMA – Sono sempre di più gli italiani che decidono di emigrare: in un anno il fenomeno è cresciuto del 3%. Il dato è contenuto nel Rapporto “Italiani nel mondo 2013” che la Fondazione Migrantes ha presentato oggi a Roma. I numeri sono chiari: dall’Italia si emigra ancora e sono sempre di più quelli che decidono di farlo. A gennaio 2013 gli iscritti al Registro dei residenti all’estero (Aire) sono più di quattro milioni. Diversi i motivi: si va da chi si sposta per studio o formazione, a chi emigra per sfuggire alla disoccupazione o perché insegue un sogno professionale.
Europa meta preferita – La maggior parte degli italiani residenti fuori dall’Italia si trova in Europa. Sono 2,3 milioni i connazionali che rimangono nel Vecchio continente, il 54,5% del totale. Quattro emigranti su 10 vanno oltreoceano: sono 1,7 milioni gli italiani in America. Staccati gli altri continenti: 136 mila connazionali vivono in Oceania (il 3,1%), 56 mila in Africa (l’1,3%) e 44 mila in Asia (l’1,0%).
Cresce la comunità italiana in Asia – Ma dal confronto dei dati Aire dell’ultimo triennio disaggregati per continenti, emerge come l’aumento più vistoso riguardi proprio la comunità italiana in Asia: il flusso migratorio verso la regione asiatica è infatti in crescita del 18,5%. Il trend positivo verso l’Asia continua anche nel biennio 2012-2013, con un +8,6%. Come a dire che effettivamente anche l’Italia, come il resto del mondo, ha volto lo sguardo alle mille opportunità offerte, oggi, dall’Oriente.
Cervelli non in fuga – Tra i 35 e i 49 anni di età, non sposato, diplomato o laureato. E’ l’identikit dell’italiano che emigra all’estero. Si dividono equamente tra uomini e donne, il 22% di loro è laureato, il 28% è diplomato. Molti sono ricercatori. Ma guai a chiamarli “cervelli in fuga”. Loro non si sentono tali, piuttosto sono “talenti capaci di scegliere”, che cercano opportunità per mettersi alla prova. All’Italia rimproverano l’assenza di una cultura meritocratica però al tempo stesso, secondo l’analisi del Rapporto, pensano sia normale che un professionista senta lo stimolo a migrare, attratto da parole-chiave meglio declinate in altri Paesi.
Si parte di più dal Sud – Gli emigranti italiani partono soprattutto dalle regioni meridionali. Quasi 2,3 milioni, il 52,8%, è partito dal Sud Italia, il 32% (circa un milione 390mila) dal Nord e il 15% dal centro Italia (poco più di 662mila). La Sicilia, con 687.394 residenti, è la prima regione di origine degli italiani residenti fuori dall’Italia seguita da Campania, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia e Veneto. Confrontando i valori regionali dell’ultimo biennio però, si scopre che la tendenza si sta invertendo: nell’ultimo anno è in forte crescita il numero di emigranti partiti dalla Lombardia, +17 mila, seguono Veneto, +14 mila, e Sicilia, +12 mila.
Related Articles
L’Europa si chiude cresce la voglia di confini solo i giovani dicono no
Osservatorio europeo. L’Italia è il paese più vecchio del continente: nel 2015 la popolazione è scesa di 100mila unità, nel 2013 sono partite 95mila persone, per lo più sotto i 30 anni
In Italia quasi 4 milioni di persone con limitazioni funzionali
Rapporto sull’inclusione sociale delle persone con limitazioni dell’autonomia personale. 2,8 milioni in difficoltà a svolgere almeno una delle attività quotidiane, oltre 600 mila con una forte riduzione dell’autonomia
Povertà , lavoro: foto di un paese allo stremo
Rapporto diritti globali 2010. Famiglie che la presenza di figli rende sempre più vulnerabili, lavoratori che non ce la fanno ad arrivare alla fine mese, poveri che non riescono a beneficiare delle misure governative di contrasto alla povertà
ROMA – Povertà , famiglia, lavoro. Sono tanti i dati contenuti nell’ottava edizione del “Rapporto sui diritti globali 2010”, che l’Associazione Società InFormazione ha prodotto in collaborazione con Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, Cnca, Fondazione Basso, Forum ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente. Dal corposo volume di oltre mille pagine – pubblicato da Edizioni Ediesse – emerge un quadro allarmante sullo stato di salute del welfare nel nostro paese. Di seguito alcuni dei dati più significativi estratti dal rapporto.