Ecco l’accordo segreto Ligresti-Mediobanca

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MILANO — È in bella scrittura, semplice e chiara, come le richieste che la mano di Jonella Ligresti verga per tutta la sua famiglia su due fogli bianchi in formato A4, affidati a suo padre. Lo chiama l’“Ing” nel papello e sarà lui stesso il 17 maggio 2012 a consegnarlo all’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Sono le richieste che la banca d’affari dovrà tenere presente (e nascoste al mercato) affinché la famiglia approvi il passaggio del gruppo Fonsai nelle mani di Unipol. Un’operazione cara soprattutto a Mediobanca e a Unicredit per sistemare i conti aperti con la compagnia dei Ligresti, ormai sull’orlo del crac.
Il papello ha un titolo, sottolineato da Jonella «Accordi tra famiglia e Nagel, Pagliaro, Cimbri, Ghizzoni», rispettivamente i vertici di Piazzetta Cuccia, di Unipol e Unicredit. Si divide in due punti. Il primo regola la parte economica, molto più alta dei 45 milioni fino ad ora conosciuti, il secondo i benefit che i Ligresti vogliono continuare ad avere anche dopo la cessione di Fonsai. Innanzitutto «45 milioni per il 30% di Premafin », ai quali si sommano gli emolumenti personali per Salvatore, Jonella, e gli altri figli, Paolo e Giulia, indicati nel papello con la iniziale del nome: «Ai 4, 700mila euro all’anno per 5 anni a testa ». Inoltre: «J. buona uscita per la carica; G. buona uscita più consulenza in Compagnie Monegasque; P. buona uscita o dirigenza nella società svizzera; Ing. contratto con Hines». L’“Ing” è Salvatore, mentre la Hines è la società di Manfredi Catella, partecipata da Fonsai e candidata della prima ora a rilevare gli immobili delle due holding dei Ligresti, Imco e Sinergia, finite in bancarotta. Fin qui la parte economica pari, senza tenere conto delle buone uscite e dei contratti di consulenza, a quasi 60 milioni di euro.
I benefit non sono da meno e vanno a soddisfare le necessità lavorative e di vacanza della famiglia: «Uso gratuito per 5 anni degli uffici di Milano », quelli posti in via Locatelli e piazza Repubblica, con «segreterie attuali, autisti attuali, foresterie Milano e Roma, auto attualmente utilizzate». E per lo svago: «affitto per 5 anni appartamenti al Tanka con le situazioni di sempre (spiaggia ecc..); Fondazione Giulia Fondiaria con attuale dotazione, uso Cesarina e Cascina di Milano».
Nagel riceve il papello e lo firma, come ammette lui stesso a verbale «per presa visione», anche perché «Mediobanca poteva impegnarsi solo per la consulenza alla signora Giulia Ligresti». Secondo le ipotesi dell’accusa, invece, condotta a Milano dal pm Luigi Orsi, si tratterebbe di un accordo segreto tra la famiglia e Mediobanca per aggirare l’intervento del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che il 27 gennaio in un incontro con Nagel, Cimbri, gli avvocati e l’advisor dei Ligresti, Gerardo Braggiotti, aveva posto il veto a eventuali vantaggi al costruttore di Paternò nell’ambito del salvataggio di Fonsai. Il giorno dopo, gli stessi protagonisti si incontrano con Ghizzoni per renderlo partecipe dell’accordo.
Il numero uno di Unicredit nell’interrogatorio dell’8 marzo 2013 a Torino nega «di aver mai concluso nessun tipo di accordo con questi ultimi» e ribadisce di essere «estraneo a quanto riportato nel testo scritto, nonostante compaia il mio nome». Nagel invece è iscritto nel registro degli indagati per ostacolo alle autorità di vigilanza. I Ligresti sono finiti agli arresti.


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