La grande riforma della Chiesa così il G8 di papa Francesco inaugura la stagione della collegialità
CITTÀ DEL VATICANO — Ieri mattina alle nove, per la prima volta dopo l’uscita di Benedetto XVI accompagnato dalle lacrime di monsignor Georg Gänswein, le luci sono tornate ad accendersi nell’Appartamento papale. Il suo successore Francesco, dal residence di Santa Marta dove ha scelto invece di abitare, ha varcato la porta del Palazzo Apostolico. È salito in ascensore fino alla Terza Loggia e, una volta dentro, ha attraversato quello che ha definito «un imbuto rovesciato», nell’Appartamento «grande» ma «non lussuoso», con un ingresso stretto che permette di entrare con il contagocce mentre lui ha bisogno di «vivere in comunità ».
Jorge Mario Bergoglio era accompagnato da 8 porporati, il cosiddetto “Consiglio dei cardinali” incaricato, come recitava il recente chirografo papale, un documento scritto di suo pugno, di «aiutarmi nel governo della Chiesa universale » e di studiare «un progetto di revisione» della Curia romana. Le foto che mostrano il gruppo ritraggono i porporati intenti a disporsi nella sala della Biblioteca privata attorno a un tavolo rettangolare, le cartelline con gli appunti davanti, e le bottigliette di acqua minerale: l’immagine di un normale consiglio di amministrazione di un ente o di una banca. E il Papa vestito di bianco sul lato corto a presiedere la riunione. Un evento inedito, che avviene il giorno dopo la diffusione del lungo messaggio di Francesco sulla necessità di ripartire dal Concilio Vaticano II e di aprire la Chiesa alla modernità, lanciato con l’intervista concessa a Eugenio Scalfari pubblicata ieri sul nostro giornale. Un dialogo che ha fatto il giro del mondo.
La riunione è stata del tutto operativa. Due sessioni di lavoro, una al mattino e una al pomeriggio. Per tre giorni, fino a domani. Con Francesco quasi sempre presente. Ieri ha avviato i lavori con una breve introduzione, e i cardinali, guidati dal loro coordinatore, l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, hanno cominciato a discutere. Hanno provenienze e nazionalità le più diverse. Sono Giuseppe Bertello, Francisco Javier Errazuriz Ossa, Oswald Gracias, Reinhard Marx, Laurent Monsengwo Pasinya, Sean Patrick O’-Malley, George Pell, con il vescovo Marcello Semeraro a svolgere le funzioni di segretario. Lingua di lavoro: l’italiano.
Le proposte sul tavolo sono tante, raccolte in 80 dossier. «Il lavoro sarà lungo», ha detto lo stesso pontefice. «Non si tratta di prendere la costituzione Pastor bonus (sulla Curia, ndr) e provare a cambiare questo o quello — aveva anticipato giorni fa il cardinale Maradiaga — No, quella costituzione è sorpassata.
Ora c’è una situazione diversa e bisogna scrivere qualcosa di diverso».
C’è dunque la riorganizzazione da dare alla Curia, da snellire attraverso l’accorpamento di dicasteri e uffici (a venire toccati potrebbero essere Giustizia e Pace, Cor Unum e i Migranti). C’è un nuovo volto da disegnare per la Segreteria di Stato, che con il ritorno dal Venezuela di una figura di alto livello diplomatico come il nuovo braccio destro del Papa, monsignor Pietro Parolin, si doterà di un profilo più internazionale. C’è da ridefinire, di converso, il ruolo della Conferenza episcopale italiana, per un ritorno pieno ai rapporti con l’ambiente politico nazionale. Ci sono questioni nuove come quella del “Moderator Curiae”, una sorta di direttore generale con mansioni di coordinamento fra i dicasteri. E argomenti delicati come la comunione ai divorziati e risposati, le nullità matrimoniali, le coppie conviventi. C’è, soprattutto la questione della collegialità, di cui il “Consiglio dei cardinali” rappresenta un tassello fondamentale, ma che vedrà sicuramente anche un potenziamento del Sinodo dei Vescovi. E lì si dovrà decidere se solo con poteri consultivi, come ora, oppure — e questa sarebbe la vera rivoluzione — anche deliberativi vista l’insistenza di Francesco nel chirografo all’essere aiutato «nel governo della Chiesa».
Prima della riunione, il pontefice aveva concelebrato messa con gli 8 cardinali nella cappella della Casa Santa Marta. «Oggi, qui, in Vaticano — aveva detto nell’omelia — incomincia la riunione con i cardinali consultori. Il nostro lavoro ci faccia tutti più umili, più miti, più pazienti, perché la Chiesa possa dare una bella testimonianza alla gente». Il Papa, come ha ha detto nell’intervista a Scalfari, vuole nella Chiesa «un’organizzazione non soltanto verticistica ma anche orizzontale».
Related Articles
Gli stipendi-record del Parlamento
La commissione: sono i più alti d’Europa. Montecitorio prepara i tagli
Bersani: ascolteremo le proposte E Ichino chiude con i Democratici
La cautela del segretario pd. D’Alema: solo noi possiamo battere il Pdl
Crisi italiana. Fallita la spallata del turbo-populista
Serpeggiano, tra talk show ed editoriali dei grandi quotidiani, cattive sensazioni e peggiori suggerimenti tra chi si affretta a decretare il ritorno al bi-polarismo