Vince l’astensione Primi i socialisti, crolla il governo

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Vinse il centro-destra di Pedro Passos Coelho che, promettendo tagli sui settori improduttivi dello stato, superò lo sfidante socialista, José Socrates. Di come siano andate le cose in questi ultimi due anni e di come i tagli abbiano invece colpito ogni tipologia di spesa riguardante il settore pubblico, abbiamo già riferito, quel che occorre però capire è come la devastazione sociale si sia riflessa sulla tenuta del sistema politico portoghese.
Da qui la malcelata carica emotiva che ha caratterizzato le elezioni amministrative di domenica scorsa. Ecco gli aspetti emersi dalle urne. La prima dimensione, la capacità dei partiti di portare le persone a votare, ci dice che la crisi economica ha inciso negativamente sui livelli di partecipazione che infatti è scesa di ben 600 mila elettori (47% di astensione, 10% in più rispetto alle amministrative del 2009).
Certo vi è stato un effetto punitivo: la principale forza di governo, il Partido Social Democrata (Psd), lascia sul terreno quasi la metà dei voti ottenuti nel 2009, passando da 2 a 1 milione di voti circa. Ma il suo alleato minoritario, il Centro Democrata e Social (Cds), riesce a eleggere 5 sindaci – nel 2009 ne aveva ottenuto appena uno – e a radicarsi in modo più stabile anche nelle amministrazioni locali.
Affermazione dei comunisti all’11%
Così come per i partiti al governo i risultati non sono stati univocamente negativi, sul versante delle forze di opposizione i risultati non sono stati univocamente positivi. Il partito socialista (Ps) – che rappresenta a tutti gli effetti la principale forza di opposizione e di alternativa al governo di centro-destra – ottiene quella che è la sua maggiore affermazione di sempre in elezioni amministrative, ma solo perché perde meno voti del Psd (da 2 a 1,7 milioni – 300 mila elettori). Il Bloco de Esquerda (Be) perde quasi il 30% dei voti e passa da 167 a 120 mila voti. Il terzo partito di opposizione, e indiscutibilmente uno dei due grandi vincitori di queste elezioni, è sicuramente il Partido Comunista Português (Pcp). Tra tutti i partiti è quello che in termini assoluti perde meno voti, appena 4 mila, e che riesce a riconquistare grande parte delle città perse nel corso degli ultimi due decenni: come Evora, Loures, Cuba e Beja. In tutto, le città che saranno governate dal Pcp, grazie all’11% dei voti ottenuti, saranno circa una trentina.
Oltre al Pcp, l’altro grande vincitore è Rui Moreira, il candidato «indipendente» che conquista la seconda città del paese: Oporto. Certo, l’appoggio esterno offerto dal Cds porterebbe a pensare che, se da un lato c’è indipendenza dai partiti, dall’altro lato ci sia comunque un’appartenenza ideologica al campo della destra, chissà?
Troppa fluidità fa rima con nebulosità: la retorica dei cittadini che si organizzano dal basso contro i partiti, altro non sembra che un modo per dissolvere i riferimenti concreti (idee, strutture e sezioni) dei cittadini stessi. Tra due anni ci saranno le legislative e a giorni i risultati dell’analisi a cui periodicamente i tecnici della troika sottopongono i conti portoghesi: è probabile che tutti si stiano già preparando ad un autunno che promette di essere molto caldo e di un futuro pieno di incognite.


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