Grandi navi a San Marco, il partito del sì con Confindustria, Cgil e Crusie Venice

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VENEZIA. C’è una parte di Venezia a favore delle grandi navi, è quella rappresentata dal Comitato Crusie Venice, al netto conta circa cinquemila persone e un numero cospicuo di piccole aziende impegnate nell’indotto croceristico, per un volume d’affari di mezzo miliardo l’anno. Ieri mattina ha organizzato un sit-in sotto le bifore di Ca’ Farsetti, il palazzo affacciato sul Canal Grande, dove siede il sindaco Giorgio Orsoni che indica l’alternativa di Porto Marghera come «l’unica via percorribile» per ovviare al passaggio dei giganti del mare di fronte San Marco.
Centinaia di lavoratori, armati di fischietti, tute da lavoro e cartelli, hanno sfilato sotto il municipio e per le calli della città, chiedendo che il terminal della Marittima di Venezia, «dove operano 5 mila persone», rimanga il cuore pulsante del traffico croceristico in Laguna. «Spostare il porto dall’attuale Marittima a Marghera», replica il comitato Cruise all’opzione portata avanti dal sindaco Orsoni in vista dell’incontro di martedì prossimo a palazzo Chigi, «significa buttare via decine di milioni di euro di investimenti pubblici». Posizione appoggiata anche dalla Cgil veneziana che in questo caso fa asse Confindustria Venezia. In una nota, dopo l’incontro fugace con il primo cittadino, il sindacato locale ha esternato le stesse preoccupazione di fronte alla soluzione Marghera: «Chiediamo se si è valutato quanto lo spostamento – anche provvisorio – delle grandi navi a Marghera impatti sulle attività del porto commerciale che movimenta 5.500 navi all’anno e nel quale operano 6 terminalisti commerciali e 10 terminalisti industriali».
A questo punto, per l’appuntamento di martedì, messo in agenda dal premier Letta, sono più d’una le voci contrarie all’ipotesi di Orsoni. Mentre le adesioni all’ipotesi dello scavo del Canale Contorta Sant’Angelo, che eviterebbe il passaggio delle grandi navi a San Marco, mantenendo però il terminal portuale alla Marittima, si fanno numerose. Un primo sì alla via navigabile battezzata dal presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, è arrivata l’altro ieri alla riunione del Comitato portuale dal governatore Luca Zaia, ma la doccia fredda è stata quella di Confindustria. «Una scelta che vocasse Porto Marghera a diventare terminal turistico – ha esordito il presidente degli industriali veneziani, Matteo Zoppas – comporterebbe la rinuncia a una consistente fetta di traffico commerciale e di potenziale investitori». Tra i vari attori in gioco, la parola definitiva va comunque all’Autorità marittima: «Provvedimento al quale l’Autorità Portuale – ha precisato Paolo Costa – concorrerà lealmente con i pareri dovuti per fornire tutti gli elementi necessari a una valutazione complessiva».
Nel frattempo, tra le soluzione immediate valutate dal ministero dell’Ambiente per limitare il passaggio dei giganti del mare a pochi metri da San Marco è in discussione «l’opzione zero passaggi». Si tratta di una alternativa al decreto Clini-Passera che limiterebbe l’ingresso alle navi non superiori alle 40 mila tonnellate e che per difficoltà infrastrutturali è tutt’ora inapplicato. «Il primo passo sarà quello si stabilire un numero massimo d’ingressi in Laguna – spiegano dal ministero dell’Ambiente – che potrà essere pari agli ingressi del 2011 o del 20 12. Intanto porremo un numero limite di ingressi da non oltrepassare, ma l’obiettivo alla lunga sarà quello di portare i passaggi davanti San Marco a zero».
Dopo l’incontro di martedì, il banco di prova è previsto a fine ottobre quando a Roma si riunirà il Comitatone. Eppure, in Laguna l’aria rimane bollente e a scaldare gli animi è stata un’interrogazione del consigliere comunale Beppe Caccia (già verde, poi tra i fondatori della lista In comune – con Bettin). «Dipendenti di imprese e società, impegnate nel settore e vincolate a rapporti con Venezia Terminal Passeggeri S.p.A. – ha denunciato il consigliere Caccia – stanno ricevendo da parte dei datori di lavoro email e sms indirizzate alle proprie caselle di posta e alle proprie utenze telefoniche personali che “invitano” a partecipare alle manifestazioni, ricattando implicitamente ed esplicitamente i lavoratori». La risposta arriva dritta da Filippo Olivetti del direttivo di Crusie Venice: «È una falsità, pura calunnia».


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