Tre miliardi per decreto da benzina, immobili e tagli così si evita il rialzo dell’Iva

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ROMA — Per ora, un intervento- tampone di 3-3,5 miliardi, con aumento delle tasse sulla benzina, vendita di immobili e nuovi tagli ai ministeri. Priorità: il rinvio del rincaro dell’Iva per tre mesi, fino al 1° gennaio del 2014 e il contenimento del deficit. Clima teso, contati serrati, riunioni fino a tarda serata hanno segnato la vigilia del varo del decreto. La situazione politica e le minacce giunte dal Pdl sul governo per l’affaire Berlusconi, hanno reso incandescenti le ore di preparazione del consiglio dei ministri atteso per oggi, ma fino a tarda serata non convocato uffcialmente, e persino la consueta riunione di preconsiglio, con i capi di gabinetto dei ministri, non si è tenuta. Tanto da far pensare ad un rinvio della riunione di governo.
Sul tavolo ci sono tre questioni importanti sul fronte delle tasse e dei conti pubblici, oltre alle emergenze Telecom e Ilva, che costeranno un intervento da 3-3,5 miliardi. La prima è la manovra di aggiustamento del rapporto deficit-Pil che ha sfondato il tetto del 3 per cento nominale e sta al 3,1 per cento (3,2 per l’Fmi): il costo di questa emergenza è di 1,6 miliardi. La seconda è la questione dell’Iva: in assenza di un intervento di sterilizzazione da martedì 1° ottobre aumenterà dal 21 al 22 per cento. Nessuno lo vuole e dunque il governo stopperà l’aumento recuperando 1 miliardo con il rincaro delle accise sulla benzina. L’ipotesi è stata del resto confermata ieri dal sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti che in Senato ha definito “opzione” possibile l’aumento delle accise sui carburanti per intervenire sull’Iva. L’aumento, contro il quale già minacciano lo sciopero i distributori, potrebbe arrivare a 4 centesimi e consentire l’incasso di più di 1 miliardo: sarebbe il secondo intervento importante dopo quello, sempre sulle accise, destinato a finanziare l’ecobonus prima dell’estate. Il terzo intervento dovrebbe riguardare il rifinanziamento delle missioni militari internazionali per un totale di 300-400 milioni. In bilico invece il finanziamento della cassa integrazione in deroga con circa 500 milioni.
In tutto circa 3-3,5 miliardi che dovrebbero essere recuperati, oltre che con l’operazione accise-carburanti, anche con l’avvio del piano di vendita degli immobili e con tagli il più possibile selettivi ai ministeri che darebbero complessivamente più di un miliardo. Non è escluso che in alternativa, o ad integrazione dell’intervento sulle accise, rispunti l’aumento degli acconti di novembre su Irpef, Ires e Irap.
Il nodo che resterebbe fuori dal consiglio dei ministri, come previsto, è quello della seconda rata Imu (2,3 miliardi) e della parte patrimoniale della Tares (1,1 miliardi): entrambi scatteranno a dicembre e il governo ritiene di avere ancora tempo a disposizione per comunicare le proprie decisioni. Con tutta probabilità l’intervento sull’Imu entrerà nella legge di stabilità con una riforma complessiva, dopo il “no” di Saccomanni all’anticipo della service tax al 2013. Mentre anche per l’Iva si mira a rivedere le aliquote di alcuni beni in modo da incidere meno sull’inflazione: operazione che sarà fatta durante la sessione di bilancio.
Sul piano delle coperture vengono invece bocciate quelle avanzate dal capogruppo Pdl alla Camera Brunetta volte alla rivalutazione del valore delle quote di Bankitalia e il transito momentaneo della partita dei debiti della pubblica amministrazione da deficit e a debito.


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