“Il welfare italiano ha poche risorse, e male utilizzate”. L’Irs presenta la sua riforma

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MILANO – Il welfare italiano ha poche risorse e sono male utilizzate. È quanto emerge dallo studio condotto da tre istituti di ricerca: Irs, Ars e Capp, che hanno presentato questa mattina a Milano una proposta di riforma delle politiche sociali. Alcuni dati di partenza: la spesa sociale ammonta a circa 67 miliardi di euro, pari al 4,3% del Pil. Questa cifra comprende le erogazioni gestite dall’Inps, le detrazioni fiscali famigliari, gli stanziamenti di regione e dei comuni e la spesa socio-sanitaria per la non autosufficienza.
Il problema è che al 40% della popolazione più ricca va quasi un quarto delle risorse disponibili. Inoltre, la spesa per il sociale riesce ad abbattere solo del 20% la povertà, mentre la media nei Paesi dell’Unione europea è del 35,2%. “Infine, c’è un problema di distanza tra le generazioni: le famiglie giovani ricevono solo l’11% della spesa sociale – afferma Emanuele Ranci Ortigosa, coordinatore della ricerca -, mentre i nuclei degli ultrasessantenni beneficiano di circa la metà delle risorse”.

Per uscire da questa situazione, l’Irs propone una riforma radicale, basata su quattro capisaldi. Il primo è chi ha di più (ossia quel 40% della popolazione ricca) deve rinunciare a detrazioni o erogazioni finora percepite, che verranno indirizzate invece alle famiglie più povere. Secondo, sarà solo l’Isee il criterio per “selezionare” chi avrà bisogno di un sostegno: l’assegno per i minori, il reddito minimo di inserimento e la dote di cura. Terzo: saranno i comuni a tenere la regia degli interventi, anche quelli erogati dall’Inps. Quarto, ci sarà una semplificazione delle misure a favore delle persone in difficoltà. Ci saranno infatti solo tre tipi di sostegno. Eccoli. 

Assegno per i minori. Sostituirà le detrazioni Irpef per familiari a carico e gli assegni famigliari. La proposta prevede due ipotesi di assegni. Uno “più radicale” destinato solo a nuclei per minori (circa 6,5 milioni di famiglie). Nella seconda variante, l’assegno viene erogato anche a nuclei con figli non minori fiscalmente a carico.

Reddito minimo d’inserimento. Sarà un mix di erogazione monetaria e di servizi di natura socio-assistenziale. Ne potranno beneficiare le famiglie con un valore Isee pari a 12mila euro e un reddito sotto la soglia di povertà. In totale circa 1,2 milioni di famiglie.

Dote di cura. Ne potranno usufruire gli ultra 65enni, incapaci di svolgere almeno una delle attività delle vita quotidiana. Quindi non più solo gli invalidi totali come era ora per l’indennità di accompagnamento. La dote di cura prevede erogazioni monetarie e una serie di interventi e servizi socio sanitari. I contributi sono erogati dall’Inps, ma gestiti dai Comuni. (dp)

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