A Nairobi assalto finale al Westgate il governo: “Tutti gli ostaggi in salvo”

Loading

NAIROBI. FORSE è finita, lo sapremo solo oggi. Perché l’assalto finale al Westgate conquistato dai terroristi jihadisti non ha avuto nulla del blitz, della rapidità, della velocità militare del colpo anti-terrorismo. È stata invece una battaglia a singhiozzo, misteriosa e isterica, che riprende all’improvviso con sparatorie e boati, e poi per ore si azzittisce apparentemente pacificata, mentre in realtà cova ancora feroce sotto la cenere.
NELLA notte il governo annuncia che tutti gli ostaggi sarebbero stati evacuati. Ieri era il terzo giorno dell’assedio della polizia kenyana al Westgate, il centro commerciale in cui da sabato 17 terroristi di Al Shabaab si erano asserragliati con un gruppo di ostaggi dopo avere ucciso altre 70 persone, averne ferite 200 e soprattutto dopo aver mandato in tilt tutte le certezze sul Kenya come baluardo sicuro e tranquillo, al riparo dagli assalti di Al Qaeda in East Africa.
Dalla mattina alle 10 ai morti, al sangue, alle sparatorie, si è aggiunto anche il fuoco: una colonna di fumo nero sempre più pesante e fetido si è levata per ore da uno degli angoli del mall. La polizia dice che i terroristi hanno incendiato dei materassi per impedire agli elicotteri di vedere dall’alto, oppure per evitare che i soldati dell’esercito sbarcassero dagli elicotteri. Un’altra versione dice invece che l’incendio è stato provocato dalle bombe e dai corpetti esplosivi che gli Shabaab, pronti a morire da kamikaze, avevano portato con sé. Conferme per ora non ce ne sono, come tutto è incerto in questa storia di terrorismo violento ma ancora misterioso che paralizza il Kenya. È la caratteristica principale di questo super-attentato: tutto è vero ma tutto viene smentito un attimo dopo. Una sola cosa è chiara, la ragione di questa battaglia: nel 2011 il Kenya ha mandato i suoi soldati in Somalia per combattere i terroristi di Al Shabaab e quelli oggi sono venuti in Kenya a vendicarsi.
Alle 10 di mattina la strada che porta al Westgate è strozzata dai posti di blocco, uno dopo l’altro. I giornalisti arrivano solo fino a un certo punto, un incrocio a 300 metri, mentre addirittura parenti e curiosi che da sabato erano a ridosso del mall sono stati respinti a scudisciate e con qualche lacrimogeno dalla polizia. Kelly Amit si è unito ai giornalisti, è rimasto tutto la note accucciato sotto gli alberi di Poponi Road, la “via del paradiso” che
conduce al Westgate. Ieri notte si è spostato di venti metri, lo hanno accolto i falegnami di strada che ai margini del viale tagliano e assemblano mobili di legno, grandi panche, divani massicci e pesanti. Kelly ferma tutti i giornalisti che incrocia, chiede una connessione Internet, supplica uno sguardo ai titoli dei siti di informazione: «Lì dentro da sabato c’è mio fratello, mi ha chiamato per dirmi che era iniziata la sparatoria, poi però non ci siamo più sentiti. Io spero solo che si sia scaricata la pila del telefono, anzi sono sicuro che è proprio così! » Dal punto di raccolta delle telecamere che lavorano in diretta di buon mattino ascoltiamo i primi botti forti, le prime granate e poi il ta-ta-ta metallico dei Kalashnikov che sparano per raffiche interminabili. Il capo della polizia e poi il ministro degli Interni Joseph Ole Lenku la spiegano così: «Le sparatorie che sentite sono i nostri che avanzano poco alla volta, ma ormai controlliamo tutti i piani, stiamo entrando in tutti i negozi, in tutti i nascondigli per vedere dove sono. I terroristi non possono scappare». Già, ma se non possono scappare vuol dire che ce ne sono ancora in giro nel mall, e con loro non è chiaro quanti siano gli ostaggi. Ieri mattina la Croce rossa aveva aggiornato il conto dei morti e dei dispersi (fra cui includere i possibili ostaggi): 69 morti e 60 dispersi. Considerando che molti dispersi potrebbero già essere stati uccisi all’interno del mall, i calcoli facevano pensare ad alcune decine di civili in mano agli Shabaab. Più tardi la Croce rossa però ritira il suo conteggio, «ci siamo sbagliati, alcuni morti sono stati contati due volte».
I ministri accelerano le loro decisioni quando su Twitter leggono le minacce del portavoce del gruppo jihadista, lo sceicco Ali Mohamoud Rage: «I nostri guerrieri sono autorizzati a eliminare gli ostaggi in caso di attacco », come se non l’avessero già fatto dal primo giorno in cui sono entrati nel mall. Tra le altre notizie circolate e non ancora chiarite ci sono quelle sulla nazionalità dei terroristi. Dodici su diciassette sarebbero arrivati dall’Occidente. Si parla anche di 3 americani, un canadese, un britannico, un finlandese, uno arrivato dal Daghestan. Nessuno sa nulla invece di una donna misteriosa, la “vedova bianca” moglie di uno degli attentatori di Londra del 7 luglio 2007. I giornali inglesi scrivono che Samantha Lewthwaite, 29 anni di cui undici da fedele musulmana sarebbe nel mall con gli altri shabaab, ma nessuno conferma neppure la notizia che nel gruppo ci siano donne («sono uomini ad essersi travestiti da donne », dice qualcuno). C’è un’unica certezza, a parte quella delle vittime e del sangue versato: il Kenya ha reagito con una forza, una solidarietà, una compostezza incredibile. A centinaia sono arrivati negli ospedali e negli ambulatori di Nairobi per donare il sangue. Tutti si mobilitano per le vittime.
Anche a “Little Mogadiscio”, il quartiere della città in cui vivono gli immigrati più o meno clandestini dalla Somalia.


Related Articles

Kabul, assalto all’hotel degli occidentali

Loading

 Kamikaze sparano e prendono ostaggi all’Intercontinental: “Dieci morti”    Sei attentatori Taliban. Terrore tra le centinaia di ospiti stranieri Spari dal tetto Oggi nella struttura era previsto un vertice tra alleati e afghani sulla sicurezza   

Gli Usa pronti ai raid in Siria contro l’Is. Gaza, bimbo israeliano ucciso dai mortai

Loading

«L’IS è il nemico numero uno dell’America. Va colpito anche in Siria». Il generale Dempsey, capo di Stato maggiore Usa, e Chuck Hagel, segretario della Difesa, non risparmiano epiteti nel definire lo Stato islamico

Barcellona. Oggi tutti in marcia «senza paura»

Loading

Spagna. Alla manifestazione voluta dalla giunta Colau, i politici di tutti i partiti e i membri del governo restano in seconda fila: davanti i barcellonesi, i soccorritori e i collettivi

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment