L’acqua pubblica scorre anche in Europa

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Si è conclusa, infatti, la raccolta delle firme per l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per l’acqua pubblica promossa in Italia dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e CGIL – Funzione Pubblica con lo straordinario risultato di più di un milione e ottocentomila firme raccolte in 13 paesi dell’Unione europea (Italia, Germania, Austria, Belgio, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Slovenia e Slovacchia). Nel nostro Paese sono state raccolte oltre 67mila firme di cui 22mila in forma cartacea e più di 45mila online, superando abbondantemente la quota di 54mila fissata per l’Italia.

“In questi due anni – ha ricordato Re:Common l’associazione che ha raccolto il testimone dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale nel tentativo di sottrarre al mercato e alle istituzioni finanziarie private e pubbliche il controllo dei beni comunimolti sono stati i tentativi di aggirare quel risultato referendario, cercando di tornare a tutti i costi sulla via delle privatizzazioni. Tentativi tutti respinti dalla tenacia dei comitati per l’acqua pubblica e dalla forza di un risultato democratico, che è stato riaffermato più volte dalla Corte Costituzionale e dal Consiglio di Stato”. Ora le 67mila firme raccolte in poco meno di 12 mesi confermano il voto dei referendum e valicando le frontiere nazionali certificano all’Unione europea che i cittadini, il sindacato e i movimenti di tutta Europa sono convinti che la gestione del settore idrico debba essere fuori dal mercato e dalle logiche di profitto. “Ci attendiamo dunque che la Commissione Europea, – ha spiegato il Forum Italiano – quando dovrà esaminare le richieste provenienti dall’ICE all’inizio del prossimo anno, dia risposte positive in proposito: per parte nostra, continueremo a seguire l’evoluzione di quest’importante iniziativa con le necessarie forme di pressione e mobilitazione”.

Con la consegna delle firme tricolore lo scorso 10 settembre al Ministero degli Interni (quasi in contemporanea con gli altri stati dell’Unione) la battaglia per l’acqua pubblica assume così un respito europeo ed incassa anche i primi successi.?? È di questi giorni, infatti, la notizia che la compagnia che distribuisce l’acqua a Berlino tornerà entro il 2013 in mani pubbliche dopo che l’azienda francese Veolia ha deciso di cedere per 590 milioni di euro il 24,9 per cento delle azioni che deteneva dal 1999 nella Berliner Wasserbetriebe (Bwb). Se questo pre accordo andrà definitivamente in porto avrà termine la più grande partnership pubblico-privato della storia della Germania dando seguito alle richieste di 666.000 cittadini di Berlino, che in un referendum del 2011 (il primo mai vinto a Berlino) avevano espresso la loro contrarietà alla gestione privatistica delle risorse idriche,aprendo la strada a questa rimunipalicizzazione. “Siamo felici che l’acqua di Berlino sia di nuovo pubblica, ma allo stesso tempo critichiamo il costo molto alto dell’intera operazione – ha dichiarato Gerlinde Schermer, membro di quel Parlamento locale che nel 1999 votò contro la cessione ai privati della metà della Bwb – Il prezzo pagato per il 24,9 per cento delle azioni della Veolia renderà molto difficile poter diminuire le tariffe idriche per i prossimi 30 anni, ma è sicuramente un investimento a lunga scadenza”. Sulla stessa linea anche il Tavolo dell’Acqua di Berlino, che dal 2006 si è battuto per questo importante risultato e ora sta provando a rilanciare, con la stesura della Berlin Water Charta, la proposta di creare un nuovo ente che funga da strumento partecipativo per una gestione democratica, orizzontale, trasparente e sostenibile dal punto di vista ecologico delle risorse idriche. “Ora dobbiamo impedire di seguire la logica, a lungo praticata, basata sul profitto nella gestione delle acque” ha spiegato Dorothea Haerlin, membro fondatore del Tavolo che come Laura Valentukeviciute dell’organizzazione Beni comuni nelle mani dei cittadini spera che questa decisione sia “un grande passo in avanti verso una gestione dei beni comuni più finalizzati al benessere pubblico”.

Ora l’accordo tra la municipalità e la Veolia deve essere ratificato dal consiglio comunale, ma non sembrano esserci dubbi che la maggioranza composta dalla SPD e dalla CDU voterà a favore, soprattutto dopo che l’amministrazione parigina ha certificato che ”In due anni di acqua pubblica a Parigi sono stati risparmiati 70 milioni di Euro oltre a scontare bollette sensibilmente più basse”. Non è un caso. Nel 2010 il comune di Parigi non ha rinnovato la concessione a Veolia e Suez e ha creato un ente di diritto pubblico, Eau de Paris, ripublicizzando interamente la gestione del servizio idrico. Il primo importante passo in questo senso compiuto da una capitale europea, cui hanno fatto seguito provvedimenti simili in altre città della Francia, il referendum italiano e le consultazioni popolari di Berlino e Madrid.

“Il processo verso la ripublicizzazione è ormai avviato in maniera irreversibile ha chiarito il Forum Italiano – È solo questione di tempo, c’è da star certi che già il 2013 porterà ulteriori avanzamenti in direzione della riappropriazione dell’acqua e del servizio idrico”, sia in Europa, che in Italia, dove se non ci penserà la politica, a livello nazionale ancora latitante, ci penserà la legge. “A Chiavari per esempio – ha aggiunto il Forum italiano – possiamo finalmente gioire della vittoria di Elisabetta, che ha preteso da Idrotigullio la restituzione del 22% della sua bolletta, la quota di profitto che attualmente e illecitamente ancora paghiamo a valle del referendum del 2011” e contestata anche dalla campagna nazionale di Obbedienza civile dei Movimenti per l’Acqua.

La sentenza oltre a ribadire più volte il valore legislativo, troppo spesso dimenticato dell’istituto referendario, riconosce anche all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (autorità che ha prodotto il nuovo sistema tariffario che subdolamente aggira il referendum) un limitato potere amministrativo. “Se ne ricordino anche alcuni dei nostri sindaci che da tempo oppongono al Forum dei Movimenti per l’Acqua le scuse più impensabili per non riconoscere l’esito referendario, in un gioco delle tre carte tra Conferenza dei Sindaci, gestore e Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che a più di due anni dal referendum ha davvero passato ogni limite. È bene ribadire a questi signori che questa di Elisabetta era solo una causa pilota, ma ora viene il bello: siamo in tanti e non ci fermeremo fino a quando non verrà avviato un serio processo di ripubblicizzazione che cominci con la totale ed immediata eliminazione di ogni forma di profitto dall’acquaha concluso il Forum Italiano. E questa è la forza del movimento, tante persone che come gocce d’acqua formano un fiume impetuoso che in nome della legge sembra destinato a fermarsi solo davanti alla demonetizzazione dei beni comuni, acqua in primis.

Alessandro Graziadei


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