Hollande: forniremo armi ai ribelli dell’Els

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PARIGI, Mentre la battaglia nella cittadina di Azaz, nel nord della Siria, tra l’Esercito siriano libero (Els) e combattenti dell’Isis legati a Al Qaeda si è per ora fermata grazie a una tregua, François Hollande propone che la Francia partecipi alla fornitura di armi ai ribelli, «in un quadro controllato». Per evitare che una guerra nella guerra finisca per rafforzare gli estremisti, Hollande – che giovedì era a Bamako all’investitura del nuovo presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita – ha affermato: «Constato che la Russia consegna regolarmente» armi al regime, «noi lo faremo in un quadro allargato, con un insieme di paesi e in un quadro che può essere controllato, poiché non possiamo accettare che le armi possano andare ai jihadisti che abbiamo combattuto qui» (l’intervento in Mali ha permesso delle elezioni presidenziali, ma la tensione continua nel nord dove la presenza di estremisti persiste).
Per Hollande, l’Els «rappresentante della Coalizione nazionale, che abbiamo riconosciuto come sola rappresentante legittima del popolo siriano» (la Francia è l’unico paese europeo ad aver fatto questa scelta), «oggi è tra l’incudine e il martello, il martello dei bombardamenti e degli attacchi del regime e l’incudine dell’islamismo fondamentalista. Se vogliamo trovare una soluzione politica bisogna pure che questa Coalizione nazionale possa assicurare la transizione». Il ragionamento di Hollande è rischioso: dare armi all’ala moderata dell’opposizione – ora più attiva negli scontri con i gruppi jihadisti, forse anche con l’obiettivo di ottenere più armi – per creare una situazione di maggiore equilibrio con le forze del regime. In questo contesto, Qadri Jamil, vice-primo ministro siriano, ha evocato la possibilità di una proposta di cessate il fuoco da parte del regime di Assad nell’eventualità dell’apertura dei negoziati di Ginevra 2, perché la guerra civile sarebbe «in un’impasse». Per ora la strada per una risoluzione del Consiglio di sicurezza sulle armi chimiche in Siria è in salita. John Kerry ha esortato l’Onu alla fretta. Restano le divergenze tra Russia e occidentali sull’articolo VII, quello della risposta armata in caso di non rispetto degli impegni da parte di Damasco.
Hollande è internazionalmente solo ed è anche contestato a destra. Ha suscitato critiche a sinistra e imbarazzo a destra l’ultimo intervento dell’ex premier Ump, François Fillon. A Mosca, a fianco di Putin, Fillon ha accusato Hollande di essere al rimorchio degli Usa nel caso siriano. Rompendo la tradizione che vuole che mai un politico francese critichi la politica del suo paese all’estero. Putin, perfido, ha ribattuto criticando l’intervento in Libia, avvenuto quando Fillon era primo ministro.


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