Aumento Iva, serve un miliardo in 15 giorni

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ROMA — Renato Brunetta è strasicuro. «A giorni arriverà il decreto per bloccare l’aumento dell’Iva, con la relativa copertura. E’ una garanzia. Succederà» dice il capogruppo del PdL alla Camera. «C’è l’impegno del governo e della maggioranza a non far aumentare l’Iva a ottobre» aggiunge Brunetta, che attende da Letta e Saccomanni anche la cancellazione della seconda rata dell’Imu. Pure il Pd sarebbe daccordo nell’evitare il rincaro dell’imposta sui consumi, che altrimenti scatterà il primo ottobre, ma per il centrosinistra bisognerà fare delle scelte. Per l’Iva, il cui rinvio costa un miliardo a trimestre, la seconda rata Imu, per la quale servono 2,4 miliardi, le missioni di pace, la cassa integrazione, gli esodati, i soldi non bastano.
A sentire il viceministro dell’Economia del Pd, Stefano Fassina, non basterebbero neanche l’anno prossimo tanto che, dice, bisognerà fare una scelta anche lì: o il taglio del cuneo fiscale, che si ipotizza nell’ordine di 5-6 miliardi, o la sterilizzazione dell’Iva per tutto il 2014, che costerebbe 4 miliardi di minor gettito, e che per lui sarebbe la soluzione preferibile. L’Iva e l’Imu sono ancora lì, e rispetto ai mesi estivi il dibattito nella maggioranza sulla politica economica sembra non essere avanzato di un centimetro. In più la congiuntura non dà certo una mano.
Il deficit 2013 viaggia sul filo del 3%, ed entro fine anno andrebbero trovati 3,5 miliardi per evitare Iva e Imu almeno per quest’anno. Sempreché tengano le coperture individuate per la soppressione della prima rata dell’Imu (ballano i 600 milioni attesi dai gestori dei giochi di Stato), e la caduta del pil non deprima ancora di più le entrate. Il rischio di uno scostamento dagli obiettivi di deficit viene giudicato minimo dal Tesoro, ma l’allerta è alta, così come l’attenzione della Ue e dei mercati. Anche per questo Letta e Saccomanni scartano ogni ipotesi di intervento “pesante” sull’economia, che invece secondo il PdL sarebbe necessario per rilanciare la crescita e guadagnare i margini per una politica economica più attiva. Sotto l’occhio vigile della Ue il governo Letta finora ha adottato la politica dei piccoli passi, un problema per volta, e così intende affrontare anche i nodi dell’Iva e dell’Imu di quest’anno. Al Tesoro stanno cercando le coperture, ma già a giugno i tecnici erano convinti di aver raschiato il fondo del barile. E il momento delle scelte, inesorabilmente, si avvicina. Con un miracolo si potrà tamponare il problema di quest’anno, ma su cosa fare nel 2014 il confronto, anzi lo scontro, è già aperto.
Mario Sensini


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