Bersani verso l’appoggio a Cuperlo I renziani: no a nuovi rinvii «per crisi»

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E così ieri sera, mentre al Senato infuriava la guerra su Berlusconi, l’ex leader e la sua cerchia ristretta si sono visti per mettere forse la parola fine al tormentone sul loro posizionamento congressuale. Individuando quello che probabilmente sarà lo sbocco definitivo. E cioè il sostegno alla corsa di Gianni Cuperlo. Nonostante le perplessità di chi tra i bersaniani sostiene «la difficoltà di portare i nostri voti su Gianni», il dato dovrebbe essere tratto. O quasi.
Ma il dibattito sul congresso rischia di essere oscurato dai venti di crisi che, ieri sera, al Nazareno soffiavano fortissimi. Guglielmo Epifani, in costante contatto coi gruppi parlamentari, se l’è sentito dire più volte: «Berlusconi potrebbe provocare una crisi di governo a strettissimo giro». Per cui, è l’annotazione conseguente su cui il segretario ha discusso con i vertici del partito, «se così fosse, il Cavaliere farebbe dimettere i ministri dal governo e aprirebbe una nuova partita a scacchi col Colle».
Dentro il Pd, l’accelerazione verso la possibile rottura da parte di Berlusconi sta già dividendo il partito. Il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti ha confidato agli amici della mozione Cuperlo che «non possiamo ripetere sempre le stesse cose. Si dica chiaro e tondo a Berlusconi che, se vuole rompere, si assume la responsabilità. E che noi siamo pronti a sfidarlo subito». Anche alle elezioni, è il sottotesto.
Al contrario, Beppe Fioroni, che rappresenta l’ala «governista» del Pd, è preoccupato per il possibile scivolamento verso le urne. E sceglie l’ironia: «Bene, diamo pure una mano a Berlusconi a staccare la spina. Tanto il Cavaliere è politicamente morto. E magari non vede l’ora di dimostrarci che, anche ridotto a una salma, è in grado di battere tutti, Renzi compreso». D’altronde, è l’annotazione dell’ex ministro, «questo film l’abbiamo visto anche nel 1994, no?».
Se si va verso la resa dei conti Pd-Pdl, l’ala governista dei Democratici punterà a congelare il dibattito sul congresso previsto nell’assemblea del 21. Mentre Renzi è concentrato sul suo ruolo da sindaco, i suoi fedelissimi lanciano l’altolà contro il possibile rinvio del congresso. E anche Gianni Pittella, in campo per la segreteria, avverte: «I vecchi dirigenti non sperino di sfruttare l’irresponsabilità del Pdl per congelare la democrazia interna. Il congresso si deve fare entro novembre». Ma c’è un altro allarme che riguarda l’assemblea del 21. Il segretario dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini individua una trappola in cui potrebbe cadere tutto il Pd: «Serve un largo accordo sulle regole. Se non lo troviamo, visto che per cambiarle servono i due terzi, rischieremmo un impasse pericolosa per tutti». E insiste sull’aggettivo, «pericoloso».
Tommaso Labate


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