Quella chimica impossibile fra due Leader così diversi
Ma alla fine, Vladimir Vladimirovich Putin e Barack Hussein Obama hanno dovuto per venti minuti mettere faccia a faccia le proprie distanze, far da specchio reciproco alle rispettive e siderali differenze. Che non riguardano solo la politica e la Weltanschauung , la visione del mondo, ma sono anche caratteriali, antropologiche e metafisiche. E sta probabilmente soprattutto qui la ragione profonda di un reset nei rapporti tra Mosca e Washington, fortemente teorizzato e cercato dall’Amministrazione americana, che non è mai andato a regime, dopo i primi, illusori passi avanti compiuti durante la presidenza sotto tutela di Dmitri Medvedev, il falso Dmitri che Putin aveva messo al Cremlino per un interim di 4 anni.
Non che tra i leader moscoviti e i presidenti americani ci siano mai state troppe assonanze. Eppure, tra Gorbaciov e Reagan, tra Clinton e il primo Eltsin, tra Obama e Medvedev appunto, un terreno emotivo comune era stato individuato ed era emersa anche qualche idea convergente sulla modernità. Con Putin è tutt’altra storia. Tanto l’uno, il primo presidente afro-americano, «il padre dal Kenya, la madre dal Kansas», nato alle Hawaii, cresciuto in Indonesia, educato ad Harvard, incarna (ed esprime nelle sue incertezze politiche) le complessità del Terzo Millennio, quanto l’altro, l’ex ufficiale del KGB di Leningrado , rimane radicato e ancora immerso nell’universo spaccato ma prevedibile, della Guerra Fredda. Così, quando nel giugno 2009, al primo colloquio moscovita, Obama si concesse una battuta ironica sulle rivalità del passato, l’allora primo ministro Putin si lanciò in una filippica anti-americana di quasi un’ora. E nella primavera dello scorso anno, accogliendo Tom Donilon, il consigliere per la Sicurezza nazionale inviato per rilanciare il dialogo, l’appena rieletto Vladimir Vladimirovich lo aveva apostrofato dicendo: «Quando cominciate a bombardare la Siria?». Perché sul Medio Oriente, il Putin-pensiero è senza sfumature: gli USA vogliono immischiarsi dove non c’entrano e fomentano rivoluzioni per installare governi a loro favorevoli. Caratterialmente, Putin è suscettibile come tutti i russi, desiderosi soprattutto di uvagenije , il rispetto che per loro è bisogno esistenziale. «Putin è come un bimbo annoiato che siede in fondo alla classe», ha detto Obama alla vigilia del G20. «Chi, se non noi stessi – ha ribattuto piccato il presidente russo – può dire cosa sia nella nostra mente e nella nostra anima?»
Related Articles
Unione europea Vent’anni dopo Maastricht, l’eurocrazia mostra le rughe
Con il trattato firmato il 7 febbraio 1992 la Commissione europea otteneva nuovi poteri. Due decenni dopo il primato dell’economia sulla politica ha ridimensionato le loro ambizioni e la crisi ne ha fatto dei capri espiatori.
La Nsa e le ammissioni sull’Italia “Sì, controlliamo i Paesi alleati per noi conta solo la legge americana”