Decadenza, il Pdl avverte: con un voto politico è crisi

Loading

ROMA — «Occorre riflettere sulla costituzionalità della legge Severino». Le parole del Guardasigilli Annamaria Cancellieri aprono una prospettiva diversa da quella che si stava delineando nel corso di una giornata segnata dal rullo dei tamburi di guerra. E sono segnali, i suoi, da interpretare come un’apertura nei confronti dei diritti della difesa del Cavaliere. Un modo, insomma, per evitare che alla vigilia dell’Ufficio di presidenza della giunta per le elezioni del Senato la situazione sfugga di mano, come peraltro lasciavano intendere le dichiarazioni di Angelino Alfano («Il Pd dica con chiarezza che cosa pensa della retroattività») e di Renato Schifani («Se il voto su Berlusconi fosse un plotone di esecuzione non lo tollereremmo»).
In questo contesto di tensione crescente interviene Annamaria Cancellieri. «Io personalmente — argomenta — non ravvedo profili di incostituzionalità per quanto riguarda la legge Severino, ma bisogna tenere presente che in questa direzione si sono espressi giuristi con competenza superiore alla mia, persone di grande pulizia morale e valore tecnico che stimo moltissimo e sulle quali non ci sono sospetti di partigianeria. Se persone di tale livello hanno espresso dubbi sulla costituzionalità di queste norme, come minimo è necessario rifletterci».
Il ministro rompe un silenzio che si era imposto da tempo. E proprio per questo motivo qualcuno pensa che la sua mossa (per il tempo in cui avviene e per il contenuto) sia stata in qualche modo suggerita da chi ha a cuore le sorti dell’esecutivo di larghe intese. D’altronde, che l’atmosfera si stesse deteriorando lo si era intuito osservando i segnali di fumo (in senso figurato) che giungevano da Villa San Martino, residenza milanese del Cavaliere. E questi segnali facevano prevedere guerra. Innanzitutto la nota di Angelino Alfano, convocato in tutta fretta ad Arcore da Palermo dove partecipava alla commemorazione del prefetto Dalla Chiesa. «Abbiamo fornito — scrive il vicepremier — numerosi pareri di giuristi insigni, personalità neutre e aldilà di ogni appartenenza, che confermano la inapplicabilità al passato della Legge Severino. Il Pdl ha il diritto di conoscere la posizione del Pd per potere orientare le proprie decisioni». In realtà, il responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva, di primo mattino aveva già detto che il suo partito in Giunta avrebbe votato per la decadenza immediata.
Dopo Alfano arrivano i bruschi richiami di Schifani volti a rinforzare la posizione del Pdl. Schifani se la prende con gli esponenti del Pd nella Giunta per le elezioni che hanno già espresso la proprie opinioni sul caso Berlusconi. E, rivolgendosi al presidente del Senato Piero Grasso, ne chiede la rimozione. Grasso, però, respinge la richiesta obiettando che «la sostituzione dei componenti non è prevista».
Non solo. Schifani arriva a fare intravedere una possibile crisi di governo. «Se il voto — avverte Schifani — dovesse essere politico, e quindi rispecchiare le distinzioni delle forze politiche in campo, e non di merito sulla non decadenza o in via subordinata su una devoluzione alla Corte costituzionale o alla Corte europea, la convivenza sarebbe impossibile. Noi non tendiamo affatto ad allungare i tempi, ma se la giunta si trasformasse in plotone di esecuzione questo sarebbe per noi un fatto politicamente inaccettabile».
A suggerire al Cavaliere un cambio di passo era stato anche il governatore della Lombardia e leader della Lega Nord, Roberto Maroni: «Il Pd sta trattando Berlusconi come all’epoca venne trattato Bettino Craxi. Lui è preoccupato e penso che l’unica decisione da prendere sia togliere il sostegno a un governo che non sta facendo bene».
Lorenzo Fuccaro


Related Articles

Draghi: possibile un nuovo taglio dei tassi

Loading

 «Disoccupazione, rischi di proteste estreme». Il premier: spero che l’Ue agisca prima

«Vendola ascolti la città  prima di parlare»

Loading

Pisapia: sobrietà  nel linguaggio. Vorrei che i cittadini mi chiamassero Giuliano

Il gioco degli equivoci non riesce a velare le prove di scissione

Loading

Pier Ferdinando Casini suggerisce a Silvio Berlusconi di dimettersi prima che il Parlamento voti la sua decadenza da senatore. «Sarebbe un modo degno di concludere la sua avventura politica», dice il leader dell’Udc.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment