Fiat apre le porte ai delegati Fiom. L’affondo: “Senza norme via dall’Italia”

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MILANO – Una concessione – sulla base di una sentenza della Consulta – e un affondo: o si fanno le norme sulle relazioni sindacali o non si può garantire l’impegno in Italia. La Fiat ha comunicato oggi alla Fiom che accetterà la nomina dei suoi rappresentanti sindacali aziendali a seguito della sentenza della Corte Costituzionale del 23 luglio scorso. In quell’occasione, la Consulta aveva dichiarato che consentendo la rappresentanza sindacale ai soli firmatari del contratto applicato in azienda, l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori contrasta coi “valori del pluralismo e libertà di azione della organizzazione sindacale”; i giudici avevano così indicato la violazione di tre articoli della Costituzione. Una mossa accolta con la consapevolezza dei commentatori che la sentenza avrebbe potuto cambiare il panorama delle relazioni industriali nel Paese.L’apertura ai sindacati. L’annuncio odierno è stato dato con una lettera recapitata al sindacato. “In questo modo l’azienda – spiega il Lingotto – intende rispondere in maniera definitiva ad ogni ulteriore strumentale polemica in relazione all’applicazione della decisione della Suprema Corte. Peraltro questa fissa, come ovvio, un principio di carattere generale – la titolarità dei diritti di cui all’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori alle Organizzazioni sindacali che abbiano partecipato alle trattative per la sottoscrizione dei contratti applicati in azienda – la cui riferibilità alla Fiom nella concreta situazione Fiat è più che dubbia”. Di fatto, la sentenza costringeva Fiat a sedere al tavolo della Fiom per contrattare e quest’ultima, invece, doveva rassegnarsi ad applicare anche i contratti non firmati.

L’affondo sulle norme. A quel dato di fatto, però, erano continuate a seguire tensioni e secondo Maurizio Landini, leader della Fiom, il Lingotto non aveva dimostrato la volontà di applicare la sentenza; Fiat aveva replicato attaccando Landini dicendo che strumentalizzava le posizioni del Lingotto. Ora la posizione di Fiat torna a spostarsi su un livello normativo: un “intervento legislativo” sulla rappresentanza in fabbrica “è ineludibile”, segnala una nota, come “peraltro suggerito anche dalla Corte Costituzionale” proprio sull’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. La casa torinese, dando l’ok alla nomina dei rappresentanti Fiom, ha aggiunto che “la certezza del diritto in una materia così delicata come quella della rappresentanza sindacale e dell’esigibilità dei contratti è una condicio sine qua non per la continuità stessa dell’impegno industriale di Fiat in Italia”.

Le reazioni. Le prese di posizione non si sono fatte attendere. Per Rocco Palombella della Uilm “gli investimenti vanno rispettati, non possono essere subordinati a un intervento legislativo pur importante e necessario”. Roberto Di Maulo della Fismic parla di “situazione molto grave. Il governo Letta sta dimostrando una assoluta inettitudine per affrontare i problemi reali del Paese e in particolare dell’industria manifatturiera”. Quanto a Ferdinando Uliano della Fim “è indubbio che l’esigibilità dei contratti dà certezze nelle relazioni sindacali, ma subordinare a questo l’impegno industriale di Fiat in Italia è un errore”. Per Federico Bellono, segretario della Fiom torinese, la notizia “sembra buona. Bisognerà fare molto rapidamente le valutazioni di ordine giuridico e confermare le nomine dei nostri rappresentanti sindacali, finora non riconosciuti dall’azienda”.

Maurizio Landini affida la sua reazione a una nota: “A tre anni dalla firma dell’accordo che l’aveva esclusa, la Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale e all’impegno dei nostri delegati, dei nostri iscritti e del nostro collegio difensivo”.Il tavolo sul comparto. Quanto agli sviluppi futuri, dovrebbe partire durante il mese di settembre il tavolo annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, sul futuro dell’industria italiana dell’automobile. Oltre al comparto in genere, nella discussione auspicata da Zanonato potrebbe trovare spazio anche il destino dello stabilimento di Mirafiori, dove potrebbe trovar posto la produzione dei suv Maserati e Alfa destinati alla distribuzione globale. Annunciando l’idea di dar vita al tavolo, Zanonato aveva sottolineato che “l’unico modo per affrontare i problemi” del settore automobilistico è “deideologizzare la diatriba tra la Fiat e la Fiom”.


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