La “Tobin Tax all’italiana”

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Da lunedì 2 settembre è entrata in vigore in Italia una nuova tassa sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza (HFT, high-frequency trading): diversi quotidiani finanziari, come il Financial Times, l’hanno definita il primo caso di una tassa simile nel mondo. Il Sole 24 Ore l’ha chiamata “la Tobin Tax all’italiana”, riferendosi alle forme di tassazione delle transazioni finanziarie di cui si è tornato a parlare – anche a livello di Unione Europea – nei mesi più complicati della crisi economica e all’idea più celebre dell’economista e premio Nobel James Tobin.

La tassa che entra in vigore oggi fa parte di un piano ideato dal governo Monti e previsto dalla Legge di stabilità per il 2013, approvata alla fine dello scorso anno. A partire da marzo 2013, le transazioni che riguardavano le azioni hanno cominciato ad essere tassate e questo ha permesso di osservare alcuni effetti della nuova tassa sul mercato. Da oggi la tassa si è estesa anche alle operazioni con i derivati e all’HFT.

Come spiega il Sole 24 Ore, da oggi “chi si troverà a operare su uno strumento derivato” legato a “un’azione o un indice di Borsa italiana” – i derivati sono infatti strumenti finanziari legati all’andamento di un titolo di Borsa o al prezzo di una materia prima – “dovrà versare un’imposta fissa a seconda della tipologia e del valore del nozionale di ciascun contratto concluso”. La tassa si applicherà indipendentemente dal paese di appartenenza di chi farà l’acquisto: chiunque comprerà azioni italiane dovrà pagare.

Per quanto riguarda l’high frequency trading, modifiche negli ordini di acquisto o cancellazioni saranno tassate dello 0,02 per cento se avverranno con un intervallo tra l’una e l’altra inferiore a mezzo secondo. L’HFT viene effettuato con l’aiuto di complessi algoritmi informatici e meccanismi automatici, che si sono diffusi molto negli ultimi anni e che sono stati molto criticati perché contribuirebbero a creare instabilità nel mercato (anche se questo effetto è controverso e, secondo una ricerca recente ripresa pochi giorni fa da Reuters, inesistente). Si stima che in Europa il volume degli scambi effettuati con il metodo dell’HFT abbia toccato i 6,7 trilioni di euro nel corso del 2012, circa un terzo del valore di tutti gli scambi del mercato azionario europeo.

Le critiche che vengono fatte alla tassa sono di favorire l’abbandono da parte di alcuni investitori del mercato italiano – che già soffre a causa delle dimensioni relativamente ridotte e della mancanza di liquidità – oltre alla grande incertezza sui ricavi che la tassa garantirebbe allo Stato: al momento della sua introduzione il governo Monti stimò gli introiti in circa 1 miliardo di euro, ma da allora la cifra è stata rivista molto al ribasso.

Secondo un operatore della Borsa di Milano intervistato dal Sole, oggi gli scambi hanno già mostrato un calo del 12 per cento, mentre in altre borse europee hanno avuto un aumento. Il FT sottolinea che il ministero dell’Economia ha impiegato parecchio tempo a chiarire i dettagli di applicazione della tassa, che sono molto complessi. Il 26 agosto è stata pubblicata una seconda serie di domande e risposte per chiarire i dubbi degli addetti al settore, dopo una prima serie qualche mese fa.

L’idea di tassare le transazioni finanziarie per cercare di stabilizzare i mercati finanziari e frenare alcune pratiche speculative – oltre a recuperare risorse per i bilanci nazionali – è stata ripresa nell’estate del 2012 dalla Commissione Europea, in una proposta che ha ottenuto l’appoggio di undici paesi europei. Ma nei mesi successivi i passi concreti per l’introduzione di una Tobin Tax a livello comunitario si sono arenati, dopo che la proposta iniziale è stata criticata da alcuni commentatori (anche l’Economist aveva un’opinione contraria) e da gran parte degli operatori finanziari.

Foto: PACO SERINELLI/AFP/Getty Images


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