Europa pronta a un segnale (con cautela)

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È il nodo che devono sciogliere i ministri degli Esteri dei ventotto Paesi dell’Unione Europea convocati d’urgenza oggi a Bruxelles per concordare una linea comune sulla crisi egiziana. Nessuna opzione è esclusa. Sul tavolo c’è un pacchetto di cinque miliardi di euro in prestiti e aiuti all’Egitto per il biennio 2012-14, approvato lo scorso novembre dalla Ue ma subordinato a concreti progressi nella stabilizzazione democratica e di fatto bloccato da mesi. La riduzione degli aiuti è uno dei pochi strumenti di pressione a disposizione di Bruxelles: da maneggiare però con cautela, fanno notare fonti Ue, poiché i soldi sono destinati principalmente alla società civile. E una misura drastica rischia di inasprire gli animi in un quadro internazionale sempre più polarizzato, con gli alleati del Golfo arabo pronti a intervenire per bilanciare eventuali tagli dei finanziamenti occidentali. Uno degli ostacoli più difficili da superare è la diffidenza del governo ad interim del Cairo nei confronti di un’Europa che vuole coinvolgere nel dialogo la Fratellanza musulmana. L’approccio di Bruxelles in questa fase pone come priorità la tutela dei diritti umani e il sostegno allo sviluppo dello Stato di diritto, da realizzare attraverso il dialogo con le componenti moderate di tutti gli schieramenti, in uno spirito «inclusivo e costruttivo» e nella convinzione che una soluzione politica sia ancora possibile. Sullo sfondo di una generale revisione dei rapporti prospettata dai presidenti di Consiglio e Commissione. Telefonate notturne, funzionari richiamati in sede, appena due giorni per preparare il vertice straordinario annunciato lunedì dagli ambasciatori europei: per le istituzioni l’accelerazione dei tempi è già un segnale di forte impegno ma rimane il rischio che il Consiglio resti impantanato in dichiarazioni di principio poco incisive. Lo stesso embargo sulle forniture di armi auspicato dalla cancelliera Angela Merkel, in piena campagna elettorale in Germania, ricade nella sovranità degli Stati e appare difficile da concordare a 28: i ministri potrebbero dare indicazioni di massima lasciando la scelta ai singoli governi. Più praticabili misure come la sospensione degli accordi di cooperazione commerciale e le pressioni indirette sul settore turistico che ha tenuto in vita l’economia egiziana dopo la rivoluzione del 2011. «Spetta ai ministri determinare la strada da seguire, la Ue resta pronta a offrire sostegno. Non interferenza, sostegno» ribadisce l’Alto rappresentante per la politica estera Cathy Ashton, che ha steso la lista di proposte d’intervento sulla quale lavorerà oggi il Consiglio.
Maria Serena Natale


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