Falsi fallimenti e discoteche in nero Il pianeta dei 5 mila evasori totali

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ROMA — Cinquemila evasori totali: imprenditori, professionisti e artigiani, ma anche cartomanti, agricoltori e baristi, completamente sconosciuti al fisco. Gente che non ha mai versato un euro di tasse sugli oltre 17 miliardi di redditi che ha nascosto al fisco, facendosi beffa dei contribuenti onesti e quasi sempre anche dei loro dipendenti, che spesso sono finiti licenziati, in mezzo a una strada. E che grazie alle operazioni condotte dalla Guardia di Finanza negli ultimi sei mesi, sono stati pizzicati con le mani nel sacco.
Quasi duemila di loro, 1.771 evasori, per l’esattezza, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Passeranno i loro guai, e probabilmente saranno messi in condizione di non fare o procurare altri guai. Anche se le speranze di recuperare il bottino sottratto alle casse dello Stato, e dunque ai cittadini onesti, sono oggettivamente scarse. A meno che non ci siano patrimoni e beni da sequestrare per tutelare il credito, cosa rara perché gli evasori “professionali” , come i redditi e le tasse, sono bravissimi a far sparire anche i patrimoni accumulati in anni di truffe.
Non tutti ci riescono, però. Ad una famiglia di ”imprenditori” torinesi, padre settanteseienne, madre e due figlie, ad esempio, è andata malissimo. Eppure avevano organizzato una truffa clamorosa in modo quasi perfetto, simulando addirittura una crisi aziendale con tanto di sfacciato licenziamento di 60 dipendenti, quando hanno avuto sentore che gli uomini delle Fiamme Gialle si stavano avvicinando.
Quando sono effettivamente arrivati, i finanzieri si sono trovati di fronte un’azienda dimessa, le vendite ridotte a zero e la richiesta di un concordato preventivo. Sembrava una delle tante vittime della crisi, insomma. Finché non sono saltati fuori certi “files” da un computer, e con loro anche gli affari in nero. Capi di abbigliamento, borse, pelletteria venduti senza uno straccio di fattura per un valore di 24 milioni di euro, con un’evasione dell’Iva e delle imposte sui redditi per 11 milioni. Per intascare i soldi i quattro non avevano esitato a licenziare in tronco 60 dipendenti. E si apprestavano a ricominciare, chissà dove e come, dopo aver acquistato dalla società in crisi il magazzino ad un prezzo superscontato del 90% rispetto al listino.
Questa volta sono scattati i sequestri: titoli, conti bancari, appartamenti, magazzini per 11 milioni di euro, tanti quanti le tasse da pagare. Non sempre è andata così bene. A Brindisi, a febbraio, è stata smantellata una società che occupava in nero quasi 600 immigrati (regolari) per costruire campi fotovoltaici. I titolari dell’impresa, spagnola, sono scappati, dopo aver sottratto quasi mezzo milione di euro di contributi. Il lavoro nero e lo sfruttamento, del resto, sono un corollario dell’evasione. A Treviso, sempre quest’anno, la Guardia di Finanza ha smascherato due locali di “lap dance”, la «Sfinge» e il «New Queen», travisati da associazione culturale, pescandoci dentro 109 lavoratori in nero, ovviamente quasi tutte donne.
Da inizio anno i lavoratori irregolari scoperti dalla GdF sono stati 19.250, dei quali 9.250 completamente in nero, e i datori di lavoro denunciati sono stati 3.233. Storie dietro le quali c’è sistematicamente l’evasione delle imposte, e quasi sempre qualche altro reato. Da gennaio le Fiamme Gialle hanno effettuato 6.500 operazioni, in media 30 al giorno. Sono stati ritirati dal mercato 34 milioni di prodotti falsificati, 27 milioni di prodotti pericolosi e quasi 3 milioni di falsi «made in Italy», scoperto 400 imprese illecite nella filiera della contraffazione, alla quale sarebbe stato sottratto, con l’intervento della GdF, un giro d’affari da 700 milioni di euro.
Dal 2001 al 2012 gli agenti del corpo hanno recuperato all’evasione fiscale un imponibile di 334 milioni di euro, facendo emergere 408 mila lavoratori in nero. Ma quello che conta di più è l’esito dei controlli: se nel 2001 la GdF aveva scoperto appena 15 miliardi di maggior imponibile, l’anno scorso questa cifra è salita a 50,7 miliardi. Magari non hanno risentito della crisi, ma anche per gli evasori sono arrivati tempi difficili.
Mario Sensini


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