Contribuenti in difficoltà, Fisco più leggero la prima casa non potrà essere pignorata

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ROMA — Contro la mole di adempimenti e scartoffie che schiaccia le nostre vite e le nostre imprese, la parola d’ordine è: semplificare. Ed è proprio in questa direzione che sta andando il governo Letta, varando o mettendo a punto una serie di provvedimenti (nuovi o ereditati) per sbloccare entro l’autunno le sabbie mobili in cui si arena lo sviluppo del Paese. Senza «pietà» per nessuno: se è la Pubblica amministrazione a rallentare, dovrà pagare. Come prevede una norma contenuta nel decreto del Fare, che domani dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, per entrare in vigore martedì: si chiama «indennizzo automatico e forfettario», e stabilisce che quando la Pa perde tempo, deve pagare un risarcimento al cittadino di 30 euro per ogni giorno di ritardo, fino ad un massimo di 2.000 euro. Per i prossimi 18 mesi la norma sarà valida solo per le domande che riguardano l’avvio e l’esercizio dell’attività di impresa. Entro un anno e mezzo, con un apposito decreto del presidente del Consiglio, verrà definito l’indennizzo anche per gli altri procedimenti.
Ma non è l’unica novità «semplificatrice» del Dl fare. Che punta prima di tutto a venire incontro ai contribuenti strozzati dalla crisi, allentando le maglie della riscossione forzata per chi è in ritardo con i pagamenti. Equitalia non potrà pignorare la prima casa in cui si abita, purché non sia di lusso, mentre per le altre abitazioni l’espropriazione potrà scattare solo se il debito supera i 120 mila euro (e non i 20 mila come prima). Si allungano anche i tempi della dilazione: fino a 120 rate, e solo se non se ne pagano otto (anziché due) si blocca l’agevolazione. Sempre nell’ottica di facilitare la vita dei contribuenti, non ci saranno più scadenze a scaglioni, ma tutti gli obblighi fissati al 1° luglio o al 1° gennaio. Tante anche le misure per snellire i permessi per ristrutturare: è il «pacchetto edilizia» che dovrebbe far risparmiare 500 milioni all’anno. Gli strumenti tecnologici saranno molto più pervasivi anche nella Pa: a partire dagli uffici, dove sarà eliminato l’uso del fax, fino ai certificati medici di gravidanza, trasmessi per via telematica. Mentre alcuni documenti spariranno del tutto: è il caso dei certificati di idoneità psico-fisica o quelli di sana e robusta costituzione richiesti per alcuni lavori. Un provvedimento sulla scia di quello adottato da Monti che da gennaio 2012 ha inserito l’obbligo dell’autocertificazione nei rapporti con gli uffici pubblici: in un anno 20 milioni di certificati in meno, -55%. Ma il «Fare» dà anche una grossa accelerata alla carta d’identità elettronica: annunciata dall’ex ministro Brunetta, sperimentata dal governo Monti, il «documento digitale unificato», che assorbirà la tessera sanitaria, dovrebbe entrare in vigore entro la metà del 2014.
E questo è solo il primo capitolo. Perché è in arrivo una legge sulle semplificazioni – il disegno è approdato in Commissione al Senato l’8 agosto – che punta a dare un’altra sfoltita al sistema: dal rilascio dei titoli di studio in inglese alla cancellazione delle comunicazioni al Pra. E pure il cambio di residenza, che dall’anno scorso è valido dal momento in cui viene richiesto, sarà più facile.
Valentina Santarpia


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