Bruxelles avverte l’Italia «Basta fondi Ue per feste e infrastrutture locali»

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BRUXELLES — «Più progetti per le energie rinnovabili in Puglia, meno concerti di Elton John a Napoli». Johannes Hahn, austriaco, commissario europeo per le Politiche regionali, ieri ha dato voce a uno dei malumori più diffusi nei corridoi di Bruxelles: il mal uso, o lo scarso uso, dei fondi europei destinati all’Italia. «E ha ragione – commenta il vicepresidente della Commissione Europea e commissario all’Industria, Antonio Tajani – perché l’Europa non è la Cassa del Mezzogiorno: bisogna combattere una certa mentalità per cui si finanzia la sagra del tartufo e magari si dimenticano le piccole imprese. Meglio aiutare un’impresa che assume giovani, alleviarle la pressione fiscale, piuttosto che pagare la fiera della salsiccia. Ma ricordiamoci anche che l’Italia non è certo il solo Paese ad avere certi problemi».
Il problema non si ferma però ai soldi pubblici. Come diceva il grande Eduardo, gli esami non finiscono mai. Almeno per l’Italia, e nell’Unione europea. Da poco, Roma si era (fieramente) disimpigliata dalla procedura di infrazione per il superamento del tetto sul deficit pubblico, quando a luglio è arrivato il preannuncio di un’altra indagine, questa volta per i problemi del piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi di Siena: lettera del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, invito a mettersi in riga, prima è meglio è. Ieri, antivigilia di Ferragosto, niente procedure o indagini. Ma un riflettore di nuovo acceso da Bruxelles su Roma, quello sì. Con un’intervista all’agenzia Ansa ha parlato appunto Hahn, l’uomo che dirige uno degli snodi più delicati nella macchina della Ue, quello dei fondi Ue: «Ci sono tipi di progetti che non vogliamo più vedere – ha detto il commissario – e altri che vorremmo di più. Ci sono già buoni esempi in giro, come le Tecnopoli in Emilia Romagna, i piani di sviluppo urbano integrato in Toscana, o quelli per le energie rinnovabili in Puglia. Ma non vogliamo più l’utilizzo dei fondi per eventi come il concerto di Elton John a Napoli, o l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria».
Per Hahn, deve cambiare tutta la filosofia della programmazione dei fondi: «In passato sono stati distribuiti a pioggia», ma ora bisogna «focalizzarsi su poche priorità».
Tajani concorda, e occupandosi ogni giorno delle piccole e medie industrie, conferma che sono queste le grandi dimenticate nel flusso dei fondi dalla Ue: «E attenzione, non si dica ora che Hahn è un nemico dell’Italia, perché è vero il contrario: io ero con lui quando ha portato in Emilia i 670 milioni di euro destinati ai terremotati, gli unici arrivati. E la domanda è: meglio qui 670 milioni concreti, concentrati su un obiettivo reale, o 1.000 dispersi qua e là? La verità è che dobbiamo cambiare mentalità, tutti».
Ma come? «Entrando in un’ottica europea. Puntando a ricerca scientifica, ospedali, occupazione. E prima o poi, cambiando anche certe norme desuete sulla concorrenza. Perché il problema non è il commissario europeo, che quelle norme deve applicare. Il problema sono quelle stesse regole che risalgono agli anni ‘50 o ‘60, quando l’Italia faceva concorrenza alla Francia, o alla Spagna. Ma è così, adesso? Certo che no, adesso l’Ue compete con la Cina, o il Brasile…. E attenzione, un’altra cosa, non è vero che l’Ue ce l’ha con l’Italia: capita di vedere certe procedure di infrazione contro la Germania, ad esempio per i ritardi nei pagamenti…».


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