Imu, adesso è più vicina la tassa di servizio

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OMA — Si chiamerà Tassa di Servizio, o forse Imposta Comunale di Servizio, o chissà come. Di sicuro non sarà più l’Imu, ma da qui a dire cosa cambierà per le tasche degli italiani, che dovranno pagarla, ancora ce ne vuole. Almeno una decina di giorni. Perché se nella maggioranza sono ormai tutti daccordo nel ribattezzare la tassa sugli immobili, facendole abbracciare, nel tentativo di annacquarla, anche la nuova e più costosa Tares, su quanto far pagare per la prima casa e per i capannoni industriali Pd, Pdl e Scelta Civica ancora parlano lingue completamente diverse. E la soluzione sul pagamento dell’Imu del 2013, che deve arrivare entro fine mese, è ancora lontana.
Il Pdl, nella proposta presentata al Tesoro il 22 luglio scorso, suggerisce il conferimento di una apposita delega al governo per introdurre dal 2014 una “Tax-service” che «comprenda Imu e Tares». Ma chiede l’esenzione dell’abitazione principale e dei fabbricati funzionali alle attività agricole per tutti, un’aliquota ridotta allo 0,4% per gli immobili strumentali delle imprese, con la piena deducibilità dell’Imu da Ires e Irap ed un’altra aliquota ridotta, questa allo 0,5%, per gli immobili affittati (con il ripristino della deduzione del 15% per i redditi da locazione). Sembrerebbe, però, che le coperture suggerite dal Pdl non convincano fino in fondo il Tesoro e gli altri partner della maggioranza. Renato Brunetta ha proposto il taglio delle agevolazioni, in particolare quelle ai fondi immobiliari (500 milioni), la rivalutazione del capitale della Banca d’Italia (4 miliardi), l’accordo con la Svizzera sulla tassazione dei capitali, l’aumento delle imposte su tabacchi e giochi, la riduzione della spesa sugli interessi sul debito se il piano fosse accompagnato dalle dismissioni. Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, sempre del Pdl, ieri ha ribadito di avere almeno 6 proposte per finanziare la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, «basta che il governo me le chieda».E c’è chi fa i conti sul calo dello spread che, se duraturo, potrebbe liberare risorse per le finanze pubbliche.
Il problema però è che il governo, quanto meno il ministro dell’Economia, non è affatto convinto dell’idea di rinunciare all’Imu sulle prime case, non solo per problemi di gettito che comunque ci sono, ma anche di equità. E così il Pd, e Scelta Civica, ma per ragioni diverse. Per il Pd bisognerebbe sgravare i redditi più bassi, per lo schieramento di Monti andrebbero invece privilegiate le famiglie con i figli. Il dibattito nella maggioranza prosegue, ormai, sterilmente. Le carte sono tutte sul tavolo, da giorni. C’è solo bisogno di una scelta politica. E, secondo Palazzo Chigi ed il Tesoro, che maturino i tempi.
Mario Sensini


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