Paura per Dall’Oglio «Il sacerdote italiano ucciso dai rapitori»

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Sedici giorni dopo la sua scomparsa in Siria, sulla sorte di Padre Paolo Dall’Oglio ci sono poche certezze. Una attivista anti-regime ha dichiarato ieri che il gesuita italiano sarebbe stato ucciso da estremisti islamici: notizia che non trova però al momento conferma né presso la Farnesina, che consiglia «estrema cautela», né tra altre fonti dell’opposizione. Un’incertezza che riflette il caos e le divisioni in cui è piombata la Siria dopo quasi due anni e mezzo di violenze. Anche l’intelligence italiana ha invitato la stampa a mantenere «grande prudenza», per non cadere nelle trappole della guerra di disinformazione tra ribelli e regime.
A denunciare la morte di Dall’Oglio è stata, ieri mattina, dalla Francia, Lama Al Atassi, la portavoce del «Fronte nazionale siriano», un gruppo anti-regime . «E’ con profondo dolore che vi informo di aver appreso da una fonte attendibile che padre Paolo è stato giustiziato. Possa Dio avere pietà di lui», ha scritto sul suo profilo Facebook. La notizia è stata dunque ripresa dai siti Zaman Alwsl , non sempre attendibile, e da Al-Ahdath , vicino al governo di Damasco. Secondo l’attivista, Dall’Oglio sarebbe stato ucciso da estremisti islamici, nelle cui fila sarebbero penetrati agenti del governo di Assad. Ma l’annuncio non trova conferma nella città siriana di Raqqa, dove Padre Paolo Dall’Oglio è scomparso lo scorso 29 luglio. Anche diverse fonti dell’opposizione all’estero, tra cui l’«Osservatorio siriano dei diritti umani», esprimevano ieri seri dubbi sull’affidabilità di Lama Al Atassi, una ex portavoce dell’«Esercito siriano libero », che ha cominciato a criticare la stessa organizzazione dopo che il suo ruolo è stato ridimensionato nell’aprile 2012. In risposta all’annuncio sulla sua pagina Facebook, la maggioranza dei commenti sono negativi e accusatori; il più benevolo le chiede di accertarsi prima dare notizie di questo peso.
Quel che è certo è che Padre Dall’Oglio è scomparso intorno a Raqqa, zona controllata dai ribelli. Il gesuita, costretto nel giugno 2012 a lasciare la Siria dopo 30 anni, per via dell’opposizione al regime di Damasco, era rientrato illegalmente dalla Turchia. Il 27 luglio, lo stesso Dall’Oglio aveva scritto su Facebook di trovarsi nella città nella valle dell’Eufrate per compiervi «una missione». Una missione di mediazione, secondo fonti locali — ma qui iniziano le incertezze. Per alcuni, avrebbe dovuto incontrare Abu Bakr Al Baghdadi, capo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, una cellula locale di Al Qaeda. C’è chi dice che l’obiettivo fosse il rilascio di prigionieri (forse una troupe televisiva, forse due vescovi di Aleppo) e chi invece parla di più ampi negoziati tra gruppi ribelli. A Raqqa, come in altre aree del Paese, sono infatti sempre più frequenti gli scontri interni tra gli oppositori al regime. Gli esperti descrivono una Siria ormai spaccata (almeno) in tre: le zone in mano al governo, quelle controllate da ribelli in maggioranza sunniti (con ulteriori conflitti tra estremisti che vogliono creare uno Stato islamico e gruppi più laici) e quelle dei curdi in cerca di maggiore autonomia (anch’essi in contrasto con i jihadisti).
Dal momento della scomparsa del gesuita, gli oppositori si sono divisi anche sulla sua sorte: c’è chi ritiene che sia stato rapito e chi crede che abbia sospeso i contatti con l’esterno nell’ambito dei negoziati. Il 6 agosto il ministro degli Esteri Emma Bonino ha confermato che «è stato sequestrato da un gruppo islamico», una «versione locale di Al Qaeda». «Brancoliamo nel buio» ha ammesso poi la titolare della Farnesina il 9 agosto, «molte voci si accavallano, vanno verificate e a volte risulta che erano solo fumo o depistaggi». In quello stesso giorno, si è diffusa la voce (mai confermata) di un sms di Dall’Oglio in cui avrebbe detto di «essere ancora presso lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante». Per compiere la sua missione.
Viviana Mazza


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