Spread ai minimi da due anni Bene l’asta Bot, ma sale il debito
ROMA — Come segnali dal mondo extraterrestre, mai abbastanza chiari da poter essere classificati con certezza, arrivano deboli indizi di fiducia nei confronti del debito italiano: cala lo spread, va bene il collocamento dei Bot, ma il debito pubblico è ancora in aumento e tocca un nuovo record oltre i 2000 miliardi. Andiamo con ordine.
Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti ieri è sceso a 246 punti, il minimo da due anni, con un rendimento del decennale italiano al 4,17% Una buona notizia per i conti pubblici considerando che se in media d’anno lo spread si collocasse sotto i 300 punti, la spesa per interessi imboccherebbe un sentiero in discesa. Bene anche la Borsa di Milano, che ha chiuso in rialzo, complice il successo dell’asta del Tesoro per i Bot a 1 anno: piazzati tutti i 7,5 miliardi, a fronte di una richiesta di 11,1 miliardi, con rendimenti in lieve calo. Il tasso medio è infatti sceso all’1,053% dall’1,078% dell’asta di luglio. E la domanda è stata pari a 1,49 volte l’importo offerto, solo in leggera discesa rispetto all’1,56 del collocamento precedente. «Un’asta solida, che conferma come i titoli brevi italiani restino attraenti per gli investitori- spiega lo strategist Ing Alessandro Giansanti – Attualmente l’Italia offre un premio di un centinaio di punti base sulla scadenza a un anno rispetto alla Germania e questo, in prospettiva del mantenimento di una politica accomodante da parte della Bce, ha offerto senza dubbio sostegno». A sostenere l’offerta, anche la buona posizione complessiva del Tesoro rispetto al piano di emissioni di quest’anno: il nostro Paese – secondo calcoli Reuters – ha già completato l’80% del suo programma di rifinanziamento per il 2013, il 70% considerando emissioni lunghe e brevi. E sono in salita i titoli di Stato in mano agli stranieri: a quota 693,522 miliardi, il livello più alto dopo i 703,858 del febbraio 2012.
Ma non tutti vedono il buon esito del collocamento dei nostri titoli di Stato allo stesso modo: «L’asta è andata bene – sottolinea Sergio Capaldi di Intesa San Paolo – ma non segna necessariamente la fine delle tensioni sul nostro debito pubblico». E infatti i dati di Banca d’Italia frenano gli entusiasmi degli analisti: anche se di poco, il debito pubblico è ancora aumentato, toccando un nuovo record oltre i duemila miliardi, dopo quello segnato a maggio. L’incremento di 0,6 miliardi a giugno lo ha portato a 2.075,1 miliardi, rispetto ai 1982 miliardi di giugno 2012.
Complessivamente nei primi sei mesi dell’anno – sottolinea il supplemento al Bollettino statistico di finanza pubblica di palazzo Koch – l’incremento del debito (86,5 miliardi) riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (che pesa per 44,5 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (che ammontano a 41,9 miliardi). Sul fabbisogno, ha inciso anche (per 8,2 miliardi) il sostegno ai Paesi dell’area euro in difficoltà.
Eppure le entrate tributarie sono in aumento: sempre secondo i dati riportati da Banca d’Italia, a giugno sono state pari a 46,3 miliardi a giugno, +21,5% rispetto a quelle dello stesso mese del 2012 (38,1 miliardi). E nei primi sei mesi dell’anno sono cresciute del 2,2% rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso. Ma le entrate nelle casse dello Stato non hanno tutte lo stesso significato, sottolineano le associazioni dei consumatori. Secondo il Codacons, troppe tasse «non solo non bastano per ridurre il debito pubblico ma diventano addirittura nocive se determinano una riduzione della ricchezza prodotta dal Paese». E Adusbef e Federconsumatori incalzano: «Senza sviluppo, debito pubblico e tasse alle stelle sono palle al piede inesorabili: bisogna incidere sulle politiche di redistribuzione del reddito in modo che non ci siano più pensioni che oscillano dai 500 ai 90 mila euro al mese».
Valentina Santarpia
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