Russia: “Free Pussy Riot”

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La protesta era stata fatta con tutta la veemenza e la dirompenza della provocazione punk: mascherate con passamontagna colorati, calzamaglie e minigonne, le tre ragazze a poche settimane dalla rielezione di Putin a presidente intonarono, metà cantata e metà urlata, la vana speranza che la Vergine Maria allontanasse per sempre Vladimir Putin dal potere.

Le Riot sono state così condannate a due anni di prigione in una colonia penale, ma mentre in appello la condanna di Ekaterina Samutsevich era stata sospesa, le autorità russe hanno per l’ennesima volta respinto la domanda di rilascio anticipato e differimento della penapresentata da Maria e Nadezhda affinché potessero accudire i loro figli piccoli fuori dal carcere prima del termine fissato dalla condanna. Di fatto entrambe le ragazze, per nulla disposte a cercare una maggiore clemenza della giustizia russa, hanno rifiutato di dichiararsi colpevoli dei reati contestati per quella “preghiera punk” anti-Putin inscenata nella Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca. Così mercoledì 24 è toccato ad Alekhina, che sconta la sua pena a Perm negli Urali, vedersi bocciare l’appello per la libertà condizionata e il giorno dopo alla Tolokonnikova. Nadezhda,la ventitreenne studentessa di filosofia leader della band, presentandosi nell’aula del tribunale di Seransk, in Mordovia vestita di nero e con la scritta “No pasaran” sulla maglietta, ha ribadito: “non ammetterò mai di essere colpevole e ricorrerò fino in fondo contro questa ingiusta condanna dovessi arrivare fino alla Corte Suprema della Federazione russa”. Ora in mancanza di un “ravvedimento”, le due performer hanno come prospettiva quella di restare in cella almeno fino al marzo del prossimo anno.

Nello spazio di poche ore, è stata così negata la libertà a due giovani artiste che non avrebbero mai dovuto essere arrestateha dichiarato Natalia Prilutskaya del team russo di Amnesty International che da febbraio considera Maria e Nadezhda prigioniere di coscienza. “Siamo inoltre preoccupati per la loro incolumità, visto la loro permanenza in colonie penali note per essere luoghi brutali e tutt’altro che adeguati al reato contestato alle due giovani donne”.?? A poco è valso fino ad adesso anche l’appello per la liberazione delle due ragazze lanciato nelle ultime settimane da Amnesty e da oltre 100 musicisti di fama internazionale tra cui Bob Geldof, Bruce Springsteen, Madonna, Elton John e Bryan Adams. In una lettera aperta indirizzata ad Alekhina e Tolokonnikova i musicisti hanno espresso tutto il loro sostegno parlando di un processo “terribile ed unico” dove “pur comprendendo che un’azione di protesta in un luogo di culto possa scioccare”, hanno chiesto “alle autorità russe di rivedere le pesantissime sentenze pronunciate, perché possiate ritrovare i vostri figli, le vostre famiglie e le vostre vite”.

Intanto anche la società civile da mesi fa sentire il suo appoggio alle Riot. Più di 35.000 attiviste e attivisti di ogni parte del mondo hanno chiesto quest’anno l’immediata scarcerazione delle ultime due cantanti attraverso una raccolta di firme ancora attiva sul sito di Amnesty International e con un appello al Procuratore Generale che segue il processo. “Egregio Procuratore Generale,?? desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, condannate a due anni di carcere in una colonia penale per aver partecipato, nel febbraio 2012, a un’azione di protesta del gruppo femminista punk Pussy Riot nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca – si legge nella lettera aperta di Amnesty – ?Queste due donne, entrambe ventenni e madri, sono state arrestate solo per aver espresso pacificamente le proprie idee e sono quindi prigioniere di coscienza.?? Le chiediamo di assicurare che Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova siano rilasciate immediatamente e senza condizioni. Le chiediamo di garantire che durante la loro permanenza in carcere, non vengano maltrattate dal personale carcerario o dai detenuti, e che siano loro assicurati regolari contatti con le loro famiglie e i loro legali.?? Abbiamo accolto con favore la notizia del rilascio di Ekaterina Samutsevich, ma rimaniamo preoccupati per lo stato condizionale della sua libertà. Le tre Pussy Riot non avrebbero dovuto essere perseguite. ??Chiediamo a Lei e a tutte le autorità del Suo Paese di rispettare e sostenere il diritto alla libertà di espressione nella Federazione russa, e di rimediare immediatamente al trattamento ingiusto nei confronti di queste giovani donne”.??

Accanto alla proteste ufficiali, la solidarietà con Maria e Nadezhda ha preso in questi mesi diverse forme e linguaggi. Se a fine luglio a Lichtenvoorde nei Paesi Bassi, circa 400 persone si sono spogliate ed hanno corso completamente nude in un circuito di motocross partecipato alla “Naked Run for Freedom” organizzata per manifestare solidarietà alle Riot, in Italia il testo del processo alle 3 cantanti russe scritto da Ilya Dumitsky per mezzosoprano è risultato il brano vincitore del Concorso 2 Agosto, ed ha chiuso la settimana scorsa il concerto, che ha incantato piazza Maggiore e migliaia di bolognesi, in occasione del trentatreesimo anniversario della Strage di Bologna con la voce della solista Clara Calanna e l’orchestra del Teatro comunale di Bologna diretta da Josè Ramon Encinar.

Così in poco tempo la condanna delle Riot e la loro orgogliosa volontà di non rinnegare la “preghiera anti Putin” sembra essere diventato un simbolo di resistenza ai tanti esempi di uso strumentale della giustizia e rispetto dei diritti umani, da utilizzare sia contro il Cremlino nelle cui maglie sono finiti anche oppositori di fama come l’oligarca Mikhail Khodorkovski e il blogger e candidato sindaco di Mosca Alexiei Navalny,sia a livello mondiale contro quei poteri forti che rendono drammaticamente attuale il problema dei prigionieri di coscienza ben oltre l’ex cortina di ferro.

Alessandro Graziadei


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