Letta: noi solidi, sulla casa faremo sintesi

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ROMA — I fulmini berlusconiani per abolire la tassa sulla prima casa non scalfiscono la sicurezza del presidente del Consiglio Enrico Letta, che decide di tirare dritto. «Il governo è una nave che sta dimostrando di essere più solida di quanto i detrattori pensino», ha affermato il premier presentando ieri in tarda mattinata a Palazzo Chigi il piano industriale di Cassa deposti e prestiti (Cdp), «e sulle discordanti posizioni all’interno della maggioranza sull’opportunità o meno di abolire l’Imu sulla prima casa troveranno il loro punto di sintesi alla fine di agosto quando dovremo per forza presentare una soluzione». Nella conferenza stampa, insieme al ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni e al vertice di Cdp, Letta ha affrontato i problemi legati all’Imu, mentre fuori infuriava la polemica alimentata dai falchi del Pdl contro il documento del Tesoro molto negativo sulla possibilità di abolire per tutti la tassa sulla prima abitazione. «La questione — ha sottolineato il premier — non è ovviamente semplice da dipanare, c’è un discorso di discussione tra i partiti che hanno presentato le loro proposte razionalizzate poi nel documento del ministero dell’Economia, adesso si discuterà e si deciderà».
Ma la partita economica annunciata ieri vale molto più dell’Imu sulla prima casa — tenuta politica a parte — e il premier si è concentrato sullo scenario «sviluppista» — una parola che Letta pronuncerà cinque volte — messo in moto in autunno con il piano 2013-2015 di Cdp che prevede una «cifra enorme di investimenti: si può arrivare fino a 95 miliardi di euro». Sempre in autunno, ha affermato il premier, il governo presenterà un progetto di «privatizzazioni e di attrazione per gli investimenti e Cdp sarà parte di questo lavoro». Sulla possibilità di ulteriori cessioni di quote di Enel, Eni e Finmeccanica (che ieri in Borsa ha fatto faville con un rialzo record dell’8%), Letta ha voluto mantenere il più assoluto riserbo precisando «che tutte le anticipazioni e le indiscrezioni di questi giorni sono prive di fondamento, la stabilità e la serietà sono le regole che ci siamo dati, prima non diremo una parola di più». E al presidente di Cdp Franco Bassanini il quale — guardando il premier — ha osservato che se «il governo e il parlamento riterranno utile chiederci di fare di più allora si dovranno rimuovere alcuni limiti», Letta ha garantito «interventi normativi per allargare il perimetro di azione della Cassa». Lo stesso amministratore Giovanni Gorno Tempini ha ipotizzato di implementare l’impegno da 80 a 95 miliardi di euro puntando su strumenti obbligazionari per le piccole e medie imprese e per i mutui per la casa.
Il piano triennale di Cdp, per altro presentato settimana scorsa, ora si irrobustisce e trova nel governo un naturale sponsor per rilanciare l’asfittica economia del Paese. Che dovrà puntare sul lavoro. «Sappiamo benissimo che questa ripresa alle porte — ha detto Letta — rischia di essere una crescita senza lavoro, è un forte rischio ma ci stiamo adoperando perché non sia anemica come spesso è avvenuto negli ultimi 20 anni». Il ministro del Tesoro Saccomanni, l’uomo al centro delle invettive berlusconiane per aver bocciato l’abolizione totale dell’Imu sulla prima casa ritenendola ingiusta e regressiva, ha illustrato gli effetti benefici sul sistema delle imprese e delle infrastrutture dal nuovo ruolo di Cassa depositi e prestiti (in linea con quanto già da anni stanno facendo Francia e Germania) e in una intervista al Wall Street Journal ha ribadito la sua convinzione della ripresa in arrivo nell’ultimo trimestre dell’anno.
Roberto Bagnoli


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